I Cfo italiani sono sempre più “integratori di valore” capaci
di risposte concrete in uno scenario economico incerto. È quanto
emerge da uno studio condotto dall’Ibm Institute for Business
Value sulla figura del Chief Financial Officer (Cfo), che ha
coinvolto nel nostro paese 34 Cfo appartenenti a differenti settori
industriali.
I Cfo italiani sottolineano la necessità di pianificare
sostanziali cambiamenti in risposta al mutato clima economico
(secondo oltre il 60%), con l’obiettivo esplicito, indicato da
oltre l’80%, di “fornire input alla strategia
d'impresa”. Secondo gli intervistati il compito prioritario
dei Cfo è duplice: selezionare gli indicatori delle key
performance (88%) e gestire il capital asset management (84%).
Lo studio Ibm rappresenta la più grande raccolta di opinioni
realizzata durante la recessione economica e ha coinvolto a livello
globale oltre 1900 intervistati, provenienti da 81 Paesi e 35
settori di attività. Dalla ricerca emerge che i Cfo di tutto il
mondo rivestono un ruolo sempre più significativo sulle questioni
strategiche e operative, fungendo da vero e proprio fulcro del
cambiamento aziendale.
I Cfo italiani individuano, nell’analisi della situazione in cui
si trovano ad operare, trend per il futuro simili rispetto alle
previsioni dei colleghi stranieri: il 74% ritiene, infatti, che dal
top management giungerà la richiesta pressante di ridurre i costi
d’impresa di base (contro il 78% a livello globale), seguita
dall’esigenza di prendere decisioni più accurate e più
rapidamente (76% in Italia e 74% nel mondo) e dalla necessità di
fornire più trasparenza agli stakeholder esterni (69%). Efficienza
finanziaria e capacità di analisi delle informazioni sono le
principali funzioni di finance richieste ai Cfo e in Italia i
cosiddetti “value integrators” sono in grado di migliorare
tutte le metriche considerate, per un totale del 34% di performance
superiori rispetto a tutti gli altri.