I protagonisti dell’industria e della PA impegnati sul fronte dell’innovazione tornano a confrontarsi a Roma all’evento “Strategie per la crescita digitale del Sistema Paese” promosso da Noovle, l’azienda di consulenza strategica specializzata nelle soluzioni cloud e tecnologie innovative. Al centro del dibattito le leve strategiche per il futuro digitale del nostro paese con un motto che quest’anno insiste sulla necessità di passare “dal pensare al fare” digitale.
Il convegno, giunto alla terza edizione, ha evidenziato il ruolo congiunto delle tecnologie abilitanti, da intelligenza artificiale a 5G, e delle competenze per procedere verso un’innovazione dinamica. Ma il salto di qualità non può avvenire senza investimenti e una strategia di ampio respiro: la digital transformation non si fa con l’improvvisazione.
Ad aprire i lavori il ceo di Noovle Paolo Vannuzzi. “Lavorare sul concetto di rete è essenziale, favorendo il dialogo continuo tra mondo pubblico, privato e sistema della formazione”, ha detto Vannuzzi, ricordando che Noovle lavora da anni non solo per promuovere la cooperazione ma per trovare soluzioni concrete e catturare sul territorio modelli da replicare su scala nazionale.
Vannuzzi ha citato il progetto Smart district 4.0, realizzato da Noovle con Lum Enterprise (spin-off dell’Università Lum Jean Monnet) e il supporto del Ministero dello sviluppo economico, che ha l’obiettivo di sviluppare soluzioni e servizi innovativi per le piccole e medie imprese operanti nelle filiere tradizionali del territorio pugliese – Meccatronica, Tessile, Abbigliamento, Calzaturiero e Agroindustria. Vannuzzi ha evidenziato anche le potenzialità del 5G per abilitare comunicazioni più veloci e affidabili su cui poggiano servizi sia per le imprese che per i cittadini, realizzando la Gigabit society.
Gli elementi cardine di un’innovazione digitale “dinamica”, secondo Fabio Rizzotto, Associate VP & Head of Local Research and Consulting Idc, sono la mentalità nuova, il decision making fondato su dati obiettivi e le tecnologie abilitanti, snodate sui quattro pilastri “cloud, mobile, analytics e social“. Secondo le stime di Idc nel 2020 in Europa verranno spesi 272 miliardi di dollari in digital transformation (+37% rispetto al 2017). Ma occorre dotarsi di una strategia, investendo in modo mirato affinché l’innovazione sia “aperta” e generi un effetto-volano. Secondo Idc in Europa nel 2019 il 50% delle imprese avrà adottato questa visione dinamica dell’innovazione.
SCENARI E PROSPETTIVE
Una riflessione su Industria 4.0 è arrivata da Francesco Sacco, docente strategia aziendale Università dell’Insubria e SDA Bocconi. Di fronte ai colossi mondiali che oggi dominano la ricerca, lo sviluppo e la produzione di tecnologie, “l’Italia può rispondere con le filiere; le nostre imprese devono unirsi e fare quello che gli altri non si aspettano”. Le filiere, ha aggiunto Sacco, sono “l’esercito che l’Italia può schierare” nella battaglia globale per il predominio tecnologico, economico e geopolitico: “Sette delle dieci più grandi aziende mondiali oggi sono puramente tecnologiche e in questo momento la tecnologia è ciò che porta valore economico-politico”.
Impresa 4.0 mira a trasformare il sistema produttivo italiano ma l’obiettivo ultimo deve essere “realizzare un unicum con i progetti di ammodernamento della PA e arrivare a un ecosistema moderno e digitalizzato“, è intervenuto Emanuele Spampinato, Vice Presidente Assintel. In questo ecosistema digitalizzato, “L’Italia deve decidere se fare il consumatore di tecnologie sviluppate da altri o mettere in campo una strategia industriale che permetta alle nostre imprese di creare tecnologie e servizi. Le nostre imprese sono pronte, ma manca una visione chiara e di medio termine del governo”, ha detto Sampinato, concludendo che “La politica industriale che stimola il Made in Italy deve partire dal pubblico e che Assintel intende fare una proposta al governo per creare luoghi istituzionali di confronto con le imprese che vogliono fare dell’Italia un innovatore e non un integratore di sistemi di altri”.
Il ruolo della tecnologia come cuore della trasformazione digitale è stato evidenziato da Cristiano Radaelli, vice Presidente Vicario Anitec-Assinform: “L’innovazione non è solo tecnologia, ma senza la fisica quantistica non saremmo qui”, ha detto Radaelli. In Italia “abbiamo bisogno di competenze tecniche da unire alla creatività e a modelli di business rinnovati”. Il 5G ci cambierà la vita, ma “non dobbiamo perdere il vantaggio che l’Italia ha acquisito partendo subito con le sperimentazioni: ora andiamo avanti puntando su competenze e servizi”.
Reti Tlc moderne e veloci sono il cuore della digitalizzazione per Augusto Davico, Regional Vice President Sales Italy Salesforce – il fornitore tecnologico la cui piattaforma è da sempre solo su cloud e ora anche nativa mobile. “La semplicità di utilizzo delle tecnologie è fondamentale per erogare servizi all’utente veloci e intuitivi”.
Stefano Tomasini, Direttore Centrale Inail ha ricordato come l’ente nazionale per gli infortuini sul lavoro ha ripensato le modalità di erogazione dei servizi verso l’utenza grazie alle nuove tecnologie. “Valorizzazione del dato come elemento trainante del processo di trasformazione e offerta che si orienta verso l’esperienza utente” sono i cardini di questa trasformazione.
Sergio Pillon, Coordinatore Commissione Tecnica Paritetica per lo sviluppo della Telemedicina Nazionale, ha sottolineato le opportunità della telemedicina per migliorare la qualità della vita dei pazienti, ma gestendo in ogni momento le sfide della sicurezza. La telemedicina in molti casi si poggia su device consumer come gli smart watch, ma dietro “ci devono essere sempre il Sistema sanitario nazionale e un ampio bacino di competenze aggiornate”.
Strategie e competenze sono fondamentali nel processo di digitalizzazione anche secondo Nello Iacono, Capo segreteria tecnica dell’assessorato Roma Semplice; tuttavia, per far decollare il cambiamento “è fondamentale chiarire il ruolo del pubblico”: Iacono dubita che l’atteggiamento adottato da Agid negli anni scorsi con il lancio di Spid, che ha coinvolto provider privati, abbia prodotto risultati significativi. Altro nodo è la partecipazione degli enti locali e la definizione della governance: per Iacono è più efficace se distribuita e non calata dall’alto.
IL TERRITORIO E LE ISTITUZIONI
Lorenzo Gubian, direttore Sistemi informativi di Azienda Zero, Regione Veneto, ha illustrato alcuni dei progetti di business transformation delle aziende sanitarie della Regione Veneto che hanno fatto leva sulle tecnologie digitali. In particolare l’adozione di modelli cloud, anche ibridi e di provider diversi, ha permesso di “concentrarci sul nostro core business“. Il cloud è una soluzione vincente per la qualità del servizio e i tempi di messa in funzione brevi, ma ciò non toglie che le competenze del personale restano fondamentali per realizzare la trasformazione.
“L’innovazione deve essere una politica, solo così la PA fa il salto nell’era digitale”, è intervenuta Laura Castellani, Responsabile Infrastrutture e Tecnologie Regione Toscana. Sfrondare la burocrazia e partire dalle esigenze dell’utente sono le linee guida per il rinnovamento della pubblica amministrazione: “La digitalizzazione deve semplificare, non complicare la vita degli utenti”. Il cloud è una tecnologia chiave anche in ottica di condivisione e certificazione, ma servono competenze e personale nativo digitale: “La PA ha bisogno anche dei giovani”.
La digitalizzazione della PA passa attraverso lo snellimento dei processi anche per Domenico Laforgia, direttore Sviluppo economico della Regione Puglia. La Regione Puglia si è messa sulla buona strada con la strategia Smart puglia 2020, basata sull’integrazione delle politiche “trasversali” per l’innovazione, la competitività, l’internazionalizzazione e le politiche “verticali” dell’ambiente, dei trasporti, del welfare e della salute, del patrimonio culturale.
Alessandro Bazziga, Dirigente Trasformazione digitale della PA, Provincia Autonoma di Trento, ha sottolineato la valenza dei progetti trasversali per creare modelli che si applicano a più enti locali e ha citato il progetto Io Trentino, una piattaforma unica che gestisce le relazioni con tutti i cittadini trentini e che significa conoscenza dei bisogni dei residenti e offerta di servizi mirati e personalizzati.
Benedetta Squittieri, Assessora all’Innovazione Comune di Prato, ha illustrato la sperimentazione del 5G in corso nella città toscana, uno dei 5 Comuni seleazionati dal Mise per i test del nuovo standard mobile. Prato gode di un vantaggio unico, ha sottolineato Squittieri: “Abbiamo la possibilità di pensare in 5G”, ovvero di disegnare i servizi sulle nuove reti rispondendo direttamente alle esigenze del tessuto imprenditoriale locale, dove manifattura tessile e audiovisivo sono i settori più rappresentati. “Prato sta realizzando anche un centro di competenze 5G e Industria 4.0 ma uscendo al chiuso dei laboratori per raggiungere la filiera e fare trasferimento tecnologico verso l’impresa”.
Alla sperimentazione 5G di Prato partecipa il gruppo Estra, ha evidenziato Carlo Cerboni, Direttore Tecnico di Estracom, società di Tlc del Gruppo Estra. “Il 5G non è il 4G con qualcosa in più, ma una tecnologia diversa, un vero arcipelago di campi di applicazione, dalle smart grid all’e-health, dalla casa connessa alle comunicazione tra veicoli, dalla sicurezza all’entertainment”, ha affermato Cerboni, sottolineando la portata innovativa dello slicing, che permette di destinare singoli segmenti della rete ad applicazioni diverse, permettendo “un uso più efficiente e flessibile delle risorse, alte prestazioni, economie di scala e servizi mirati”.
Focus sulle competenze per Angelo Saccà, direttore Sistemi Informativi Università di Torino, che ha ricordato che parlare di digital skills vuol dire non solo formare la nuova generazione di data scientist ed esperti di analytics, cloud e intelligenza artificiale, ma i cittadini del prossimo futuro, che potranno utilizzare i servizi digitali per partecipare alla vita pubblica, mentre le imprese potranno cogliere nuove opportunità di crescita.
Cecilia Colasanti, Assessorato Roma Semplice, ha illustrato la sperimentazione 5G avviata a Roma. Pur non inclusa nel gruppo di cinque città-pioniere del Mise, la capitale, con partner dell’industria tra cui Ericsson e Fastweb, sta testando il 5G nei settori mobilità, turismo e cultura. Il primo use case nell’ambito cultura, ha anticipato Colasanti, sarà realizzato a dicembre, mentre il primo sulla mobilità sarà attivo a marzo 2019. “Stiamo lavorando anche sugli open data, che danno supporto al decisore politico, e sull’abbattimento del digital divide. Promuoviamo la partecipazione attiva dei cittadini: ricordo i 26 punti Roma Facile e il Forum per l’innovazione, che si riunisce periodicamente e cui si sono iscritte 20 associazioni e 200 cittadini”.