La musica è cambiata: sul mercato discografico americano lo streaming si aggiudica il 62% delle entrate totali dell’industria, un balzo del 48% in un anno, e vale 2,5 miliardi di dollari. Lo rivelano i dati pubblicati nell’ultimo studio della RIAA (Recording Industry Association of America); le vendite di musica negli Stati Uniti sono cresciute del 17% nel primo semestre del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016 e valgono complessivamente 4 miliardi di dollari. Le vendite sono tuttavia nettamente inferiori ai livelli pre-2000 a causa della perdita di interesse nei supporti fisici.
I guadagni dello streaming musicale includono gli abbonamento a servizi che sono solo o in parte a pagamento (come Spotify, Tidal, Apple Music), i servizi di digital radio (compresi Pandora e SiriusXM) e i servizi di streaming on-demand basati sulla pubblicità (come YouTube, Vevo e la versione ad-supported di Spotify).
Lo streaming musicale ha raggiunto livelli record di introiti su tutte le sue tre macro-categorie (abbonamenti, radio digitali e personalizzate, servizi on-demand ad-supported), ma sono gli abbonamenti a trainare la crescita nella prima metà del 2017, con un balzo del 61% nei guadagni: gli abbonamenti valgono ora 1,7 miliardi di dollari, o il 43% delle entrate totali dell’industria musicale americana, grazie alla crescita costante degli iscritti (+1 milione nell’ultimo semestre, per un totale di circa 30 milioni di abbonati a servizi di streaming a pagamento). Le digital radio hanno fatturato 493 milioni, i servizi di streaming on-demand e sostenuti dalla pubblicità hanno ricavato 273 milioni.
Mentre avanza lo streaming, prosegue il declino del download digitale: le entrate di questo settore sono scese del 24% a 757 milioni di dollari nel primo semestre dell’anno. I download digitali nel 2015 erano la voce principale dell’intera industria della musica americana, pari al 41% del valore, mentre lo streaming era fermo al 33% e i supporti fisici rappresentavano il 23% del valore totale. Nel 2017 le percentuali appaiono ben diverse, con lo streaming al 62% e i download al 19% del valore, quasi come i supporti fisici (16%).