L’Italia non è ancora preparata per il 5G. Lo dice Giovanni Buttarelli, Garante europeo della protezione dei dati, spiegando che tutta l’Europa è alle prese con “la nebulosa incognita” delle vulnerabilità che si presenteranno con il nuovo standard mobile. E l’Italia “non si trova certo in prima fila”. Ma si tratta di una posizione di retroguardia rispetto all’avanzare di altri Paesi, in primis la Cina, che si trovano già al lavoro sul 6G.
Le preoccupazioni non riguardano tanto l’infrastruttura tecnologica e le modalità per dare velocità alle connessioni – ha detto Buttarelli – quanto tutti i nodi che riguardano gli elementi di protezione per far funzionare il 5G. Un punto di caduta per lo sviluppo delle nuove reti: “Capiamo che c’è qualcosa che non quadra, ma non abbiamo la risposta”. E quando la matureremo “ci sarà già il 6G”, dice Buttarelli.
Il 5G “rappresenterà l’ennesimo cambiamento radicale nei modi di consumare muoversi e condividere” e “offrirà straordinarie opportunità per mobilità e domotica, e un dialogo di dati tra oggetti indossati e portati”. Tale dialogo “sarà sempre di più tra macchine“, ha sottolineato Buttarelli. In ogni caso, “il 5G non deve avere un passo indietro per quanto attiene il suo sviluppo”, ma contiene “delle vulnerabilità” per quanto riguarda il tema, ad esempio, della sorveglianza. “Tutto questo aumenta la scommessa di questo mondo tecnologico”.
Sul fronte privacy serve “arricchire il codice con regole per i partiti”, dice il Garante Ue: “Il Codice italiano della privacy è stato riadattato”, ma “questo codice dovrebbe riguardare il futuro e non inserire altre limitazioni”. Potrebbe essere arricchito con “regole deontologiche condivise” che vedano partiti e forze politiche “fare un passo che permetta di utilizzare al meglio le piattaforme digitali e le tecnologia”.
In Italia, “altre norme sulla privacy non servono: il regolamento europeo del Gdpr è un’arma con la A maiuscola che è immediatamente in vigore senza conversioni“, ha sottolineato.
Per quanto riguarda le fake news, in Italia si tratta di un tasso “accettabile”, nella media europea, ha detto Buttarelli facendo il punto sulla recente normativa europea che permetterà di sanzionare partiti e movimenti politici nel caso di violazione della disciplina dei dati personali.
Il Garante considera “attendibile” il dato pubblicato da Agcom sulle fake news, che ha registrato un aumento del 56% della produzione di fake news e delle operazioni di disinformazione a poche settimane dal voto per le elezioni europee. “Il dato italiano è inferiore rispetto a quelli di altri Paesi, dove c’è una criticità maggiore anche per un uso più intenso delle nuove tecnologie e superiore rispetto ad altri Paesi, dove magari la disinformazione è diffusa in modo più generale ma si basa meno sull’uso di informazioni di carattere personale”.