E’ il supercalcolatore Hpc4 il perno della digitalizzazione di Eni, che entra oggi nella fase più competitiva. Emerge dal quadro delineato dall’Ad Claudio Descalzi oggi nel corso dell’incontro “Imagine Energy. Storie di dati, persone e nuovi orizzonti” organizzato presso il Green Data Center Eni di Ferrera Erbognone (a Pavia) insieme fra gli altri al Presidente del Cnr Massimo Inguscio e a esponenti del mondo scientifico e rappresentanti di Eni. E’ proprio il modello adottato per la digital transformation – ha spiegato Descalzi – che ha consentito traguardi come la scoperta Zhor, il giacimento egiziano per la produzione del super-giant a gas.
Miglioramento della sicurezza e della salute degli operatori della società, aumento ulteriore del livello di affidabilità, operabilità e integrità tecnica degli impianti, rafforzamento delle performance economico-operative, sviluppo di nuovi modelli di business e incremento della rapidità dei processi decisionali destinati a diventare sempre più data driven: sono questi gli obiettivi, spiega Descalzi, della digitalizzazione intrapresa dalla società 30 anni fa.
Oggi, l’inserimento di HPC4 nel sistema di supercalcolo di Eni consente alla compagnia di disporre di un’infrastruttura di calcolo con una capacità di picco pari a 22,4 Petaflop, vale a dire 22,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche svolte in un secondo. I supercalcolatori di Eni forniscono un supporto strategico al processo di trasformazione digitale della compagnia lungo tutta la sua catena del valore, dalle fasi di esplorazione e sviluppo dei giacimenti oil & gas, alla gestione dei ‘big data’ generati in fase di operation da tutti gli asset produttivi (upstream, refining e chimici).
Eni è entrata nella fase cruciale del proprio percorso strategico di digitalizzazione, con 150 progetti trasversali a tutte le aree di business e oltre 150 manager coinvolti, e con l’obiettivo di raggiungere importanti benefici economici e operativi nel breve e medio termine. La società ha intrapreso la via della trasformazione digitale da diversi decenni, molto prima che nell’industria si cominciasse a parlarne, ed è riuscita nel tempo a trasformare la necessità di elaborare grandi quantità di dati in un grande vantaggio competitivo.
Eni ha cominciato ad approcciare il mondo digital con i primi calcolatori potenti e software proprietari associati al calcolo e trattamento di enormi quantità di dati: sia quelli geologici relativi all’esplorazione, sia quelli alla base delle simulazioni fluido dinamiche in giacimento. Successivamente, la società ha avviato lo sviluppo di algoritmi ‘proprietari’ nelle attività di esplorazione. Negli anni 2000, Eni ha poi riscritto i propri algoritmi, ingegnerizzandoli secondo una struttura dell’hardware integrata (CPU+ GPU) che consentisse di superare la logica sequenziale e di lavorare per cluster di calcolo. In questo modo, ogni elaborazione viene scomposta in diversi “job” che vengono poi ricomposti alla fine, permettendo di lavorare in parallelo più velocemente.