Nell’ultimo rapporto ITMedia Consulting sul video on demand in Europa un focus particolare è dedicato ai servizi VOD ad abbonamento (SVOD). Dopo la grande esplosione che si è registrata negli ultimi anni negli Stati Uniti dove ha ormai superato la pay tv, lo SVOD pare destinato a fare il grande balzo anche in Europa Occidentale, crescendo quest’anno di oltre il 60%, raggiungendo quota €2,5miliardi e procedendo stabilmente nella sua avanzata nei successivi tre anni, ad un tasso medio annuo di crescita del 23%, fino ad arrivare a €4,7 miliardi nel 2019.
Diversamente dagli Stati Uniti però, il contributo alla crescita dello SVOD in Europa, sempre secondo il Rapporto, è fornito da diversi attori e non limitato al solo campo dei giganti di internet o dei VOD nativi (Netflix su tutti).
Tutto ciò è frutto della combinazione di vari fattori, quali: la diffusione del broadband in aree ancora a bassa penetrazione (in particolare Europa meridionale); il consolidamento dei modelli business in specifiche aree geografiche (UK e Nord Europa), attraverso servizi SVOD in forte competizione con analoghi servizi delle pay tv dominanti e i broadcaster locali free-to-air; estensione e consolidamento dell’offerta Netflix in tutti i paesi europei, con maggiori investimenti nella produzione dei Netflix originals, anche a livello locale; espansione di altri player globali (Amazon, Google) in territori meno colpiti finora dalla competizione; ulteriore processo di consolidamento, attraverso M&A e accordi tra broadcaster, telcos e operatori cavo (ad esempio: Vodafone, Vivendi, BT, Orange, Telefonica, Liberty Media, Sky). In tale contesto il caso di Sky con la fusione dei tre operatori nazionali in un’unica entità, ha rappresentato una tappa importante per futuri accordi di questo tipo in Europa. A seguire, Vivendi ha preso il controllo di tre servizi VOD nazionali (CanalPlay, Watchever and Infinity) operanti in Francia, Germania and Italia.
Infine ITMedia Consulting prevede un fenomeno ancora poco sviluppato che è l’ingresso, attraverso forti investimenti, degli operatori online nel settore dei contenuti calcio, seguendo la strada già percorsa da parte di importanti telcos come BT e Telefonica.
Come conseguenza di tutto ciò, in una prima fase, il settore registrerà una scarsa sostituibilità tra il broadband e i modelli broadcast che resteranno in pratica complementari; tuttavia in una seconda fase, una maggiore quota di entrate, specialmente nei paesi con maggiore penetrazione SVOD, deriverà dalla diretta sostituzione tra le varie forme di offerte pay (cord-cutting e cord-shaving) con un’aggressiva guerra dei prezzi e un possibile ulteriore consolidamento del settore.