L’Italia sale di due posizioni ed entra nel ‘G7’ delle nazioni con più attività malevole in Internet con un peso del 2,4% sul totale dei malware a livello mondiale. Lo certifica Symantec nel suo report annuale relativo al 2012, secondo cui Roma è la quarta città al mondo, e prima in Europa, per numero di computer infetti, una classifica che vede anche Milano all’ottavo posto, mentre al primo c’è Taipei.
Nella classifica Emea, l’Italia occupa il terzo posto dopo Germania e Olanda. Nella classifica delle attività malevole troviamo i Paesi da cui hanno origine le attività che Symantec definisce come malevole: codici malevoli (es. virus, worm, trojan); spam zombies, ovvero sistemi compromessi che vengono controllati in remoto e usati per inviare grandi quantità di email spam; phishing host, e cioè computer utilizzati per le attività di phishing; botnet, che sono le reti di computer controllati in remoto dagli attaccanti e utilizzati come veicolo per inviare attacchi coordinati; infine ci sono i network attack e i web based attack che indicano gli attacchi che vengono lanciati tramite Internet e il web.
Nel mondo, segnalano gli esperti, crescono gli attacchi informatici contro le imprese, saliti del 42% nel 2012. Nel mirino degli hacker in particolare le Pmi con meno di 250 dipendenti. Nella classifica per nazioni delle attività malevole in testa ci sono gli Usa, seguiti da Cina, India e Brasile, mentre in Europa è la Germania, al quinto posto mondiale, la ‘culla’ di queste attività.
Tra gli obiettivi dei malfattori informatici i preferiti sembrano essere proprio le imprese: “Il report di quest’anno mostra che i criminali informatici non stanno rallentando le proprie attivita, ma continuano a inventare nuovi modi per sottrarre informazioni ad imprese di tutte le dimensioni – ha detto Stephen Trilling, chief technology officer di Symantec – La sofisticatezza degli attacchi, insieme alla complessità dell’IT di oggi, come la virtualizzazione, la mobilità e il cloud, richiedono alle aziende di utilizzare delle misure di sicurezza per una difesa in profondita”.
Le piccole aziende sono spesso il ‘ponte’ per attaccare quelle più grandi, si legge nel rapporto. Il settore manifatturiero e il più bersagliato, mentre le vittime più comuni di questo tipo di attacchi in tutti i settori sono i professionisti aziendali (27%) che hanno accesso alla proprietà intellettuale, e chi lavora nelle vendite (24%). In crescita anche i ‘ransomware’, virus che bloccano i singoli computer chiedendo un riscatto: per il documento lo scorso anno hanno fatto guadagnare almeno cinque milioni di dollari.