“Tagliare i costi aiuta? Trasformarli è meglio”

Salera (Accenture): i tagli portano benefici se c’è una strategia

Pubblicato il 21 Giu 2010

Arpu che si riduce, investimenti nelle nuove reti, concorrenza su
mercati globalizzati: per le aziende di tlc la soluzione per
crescere non è tagliare i costi ma trasformarli. Una lezione che
le aziende dei media sembrano aver già compreso, come evidenzia il
sondaggio condotto da Accenture a livello globale nei settori
Electronics & high tech, Telecommunication, Media &
entertainment.
La ricerca evidenzia come in tutte le aziende intervistate (in Usa,
Canada, Francia, Spagna, Italia, Uk e Germania) le strategie di
gestione delle spese hanno tre obiettivi principali: ridurre i
costi operativi, migliorare la redditività e superare la crisi
economica. Ma proprio perché gestire le spese non vuol dire
tagliare in modo lineare o indiscriminato, non tutte le iniziative
di cost reduction sono ugualmente efficaci. Saperle gestire
strategicamente è la vera sfida.

Secondo la rilevazione Accenture, tra le aziende del settore
telecom, solo il 37% è riuscita a ridurre i costi di oltre il 10%
negli ultimi 12 mesi, contro il il 45% di quelle dell’elettronica
e hi-tech. Nei media, il 43% riferisce di aver tagliato i costi di
oltre il 10% e il 29% ha superato gli obiettivi fissati per il
breve termine, con risultati migliori delle aziende degli altri
settori. In ogni caso, le strategie di cost management saranno
seguite anche nei mesi a venire, perché hanno cambiato per sempre
il modo di gestire le aziende, come dichiara l’84% delle società
Media & entertainment, il 78% nell’Electronics & hi-tech e il 72%
nelle Tlc.

“Nelle imprese delle Tlc, i nostri dati mostrano una riduzione
delle spese Capex e Opex del 10% e la prossima ondata di tagli
sarà in parte più consistente ma soprattutto differenziata: la
scure cadrà sui segmenti non core, con riduzioni anche a due
cifre”, sottolinea Marco Salera, partner di
Accenture responsabile della practice Cost Transformation. “Se
una telco vuole specializzarsi sul business della rete, taglierà
le spese sul lato commerciale e mkt; al contrario, se vorrà
concentrarsi sui servizi, potrà affidare la gestione della rete in
tutto o in parte a terzi”.

E questo perché le aziende delle Tlc (come tutte) devono
migliorare la propria capacità di investire in modo selettivo:
scegliendo cioè su quale mercato operare, come posizionarsi e con
quali partner. “In Italia vedo un futuro in cui le
infrastrutture, che siano di un solo o di una joint venture,
saranno accessibili a tutti e la competizione si giocherà su tutto
ciò che servirà per erogare i servizi”, aggiunge Salera. E
negli altri settori? “Per tutti, la cost transformation svolge un
vero ruolo di mercato come strumento che interpreta il futuro
attraverso la chiave dei costi: si taglia sui settori non
strumentali, operando precise scelte”, risponde il manager.
Ma come evitare di cadere nello sterile cost cutting e migrare
verso la cost transformation? “Occorre definire con chiarezza gli
obiettivi strategici”, continua Salera. Certo, non è facile per
le telco sapere in anticipo quali servizi avranno successo e
quando. “Alcune nuove ondate tecnologiche sono ritenute
inevitabili, come l’Lte – chiarisce Salera – ma il problema è
come e con chi investire. Allearsi sarà d’obbligo per stare al
passo con l’evoluzione tecnologica e i tempi di sviluppo sempre
più rapidi”. Mercato ormai indirizzato alla convergenza: “Le
tlc rappresentano una componente chiave dell’ecosistema, ma il
resto è costituito da società dei media e dell’hi-tech e ogni
settore tende a sconfinare nell’altro”, sottolinea Salera.
Finché il futuro non si disegnerà con certezza, appare
inevitabile tagliare i costi non strategici. O meglio:
trasformarli.

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