Da un vice presidente del Consiglio dei Ministri “quasi” nativo digitale ma soprattutto da un Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ci aspettiamo che venga data una forte accelerazione all’adozione di quelle modalità di lavoro innovative che vanno sotto la definizione di “Smart working e/o Lavoro Agile.
L’uso di strumenti digitali che hanno consentito di attivare una diffusa rete di applicativi attraverso i quali la componente politica, della quale è leader il neo ministro Luigi Di Maio, ha potuto affermare parte del proprio consenso elettorale, è lo stesso utilizzo che potrebbe diffusamente essere adottato per affermare i nuovi modelli di lavoro che le nuove generazioni non potranno che considerare i soli in grado di determinare un equilibrio tra produttività, famiglia e impegno sociale.
Nella generalizzata lentezza con la quale affrontiamo ogni aspetto che possa essere di stimolo ed incentivo nei confronti di qualsiasi iniziativa tesa a promuovere innovazione, il tema dell’applicazione di criteri di smart working si sta facendo strada soprattutto nel settore delle aziende private che hanno potuto constatare un generalizzato incremento della produttività, mediamente del venti per cento, dall’applicazione di innovativi modelli di lavoro.
Vero è che la Legge 81 del 2017 che ha regolamentato il cosiddetto lavoro Agile ha posto comunque una serie di paletti che contrastano con la velocità di innovazione tecnologica a cui siamo sottoposti e che certo non si arresterà in futuro.
E tuttavia se almeno utilizzassimo gli attuali strumenti normativi e le tecnologie disponibili per avviare un compiuto progetto di innovazione delle modalità di lavoro rivolto alla PA, potremmo ottenere significativi ritorni in termini di efficienza nell’erogazione di servizi per i cittadini ed un indubbio innalzamento dei livelli di qualità della vita di tutti qui dipendenti costretti quotidianamente ad una transumanza tra casa, Ministeri ed Enti vari.
Registriamo che è stato, di recente, avviato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri un progetto di sensibilizzazione nei confronti della PA centrale e locale con lo scopo di incentivare la sperimentazione di modelli di lavoro che si rifanno alle regole del lavoro agile. Speriamo che la risposta sia positiva anche se avanziamo qualche dubbio motivato dal fatto che riteniamo che nell’ambito della PA, più ancora che nel comparto delle imprese private, il riferimento a regole standard che aiutino a semplificare l’adozione dei nuovi modelli di lavoro, potrebbe rappresentare un utile strumento di semplificazione.
Un Ministro giovane non può tradire le nuove generazioni. Non mettersi in gioco in questa partita, con sufficiente grinta, equivarrebbe a dire: “Ragazzi, telefonate con il telefono a gettoni”.