Non c’è pace per le startup. Oltre alla sentenza del Consiglio di Stato che in pratica ha stoppato la costituzione online , ora la tegola si abbatte sulle startup innovative a vocazione sociale. Lo scorso 23 marzo il parere del Mise ha sancito l’incompatibilità tra lo status di impresa sociale e startup innovativa. A questo proposito un gruppo di parlamentari a inviato al ministero una missiva per valutare opportuni interventi.
“A seguito della nota del Mise dello scorso 23 marzo, in questi giorni molte Camere di Commercio si sono mosse per notificare l’incompatibilità tra lo status di impresa sociale e quello di start-up innovativa a vocazione sociale. Costringendo a scegliere tra queste due tipologie, molte imprese sociali in Italia rischiano di chiudere. Quello che sta succedendo è incomprensibile e soprattutto inaccettabile”, spiega Alessandro Fusacchia (FacciamoEco), primo firmatario di una lettera inviata al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. La lettera è firmata da Luca Carabetta, Andrea Cecconi, Rosalba De Giorgi, Lorenzo Fioramonti, Chiara Gribaudo, Antonio Lombardo, Mattia For, Rossella Muroni, Antonio Palmieri, Elisa Siragusa, Serse Severini e Simona Suriano.
“La nota del Mise sta producendo effetti gravi su tante belle realtà imprenditoriali, molte Camere di Commercio hanno già notificato scadenze per effettuare la scelta – prosegue Fusacchia – Chiediamo al Governo che intervenga subito con una sospensione del procedimento nell’attesa di adeguati chiarimenti. E che valuti ogni opportuno intervento legislativo per risolvere questa disgraziata situazione e rilanciare, semplificando e valorizzando le nuove forme dell’imprenditorialità sociale”.
La lettera dei parlamentari a Giorgetti
“Molte Camere di Commercio, a seguito della nota del Mise dello scorso 23 marzo (prot. 84932), si sono mosse per notificare “l’incompatibilità dell’iscrizione nella sezione speciale delle Start-up innovative con l’iscrizione nella sezione delle Imprese sociali”, si legge nella lettera.
“Questa notifica chiede sostanzialmente a chi oggi ha il doppio status – e quindi è Impresa sociale Ets senza fini di lucro secondo il decreto legislativo 117/2017 ed è quindi iscritta alla sezione delle Imprese Sociali del Registro Imprese e al tempo stesso nella Sezione speciale delle Start-up Innovative a vocazione sociale per requisiti oggettivi, in base al decreto 179/2012 – di rinunciare ad una delle due iscrizioni – continua l’appello – Viene così imposto un aut-aut sulla base di un presunto conflitto tra le due iscrizioni nel Registro Imprese, perché una Siavs avrebbe ‘scopo lucrativo’ anche quando si tratta di imprese non-profit”.
L’imposizione di questa scelta “produce gravi effetti sull’impresa: reali, economici e finanziari. Perché perdere la qualifica di Impresa sociale Ets (Ente del Terzo Settore) comporta l’estromissione dal mercato di riferimento (pubblico e privato), l’interruzione o l’inadempienza nelle attività e contratti in corso: in definitiva, l’impossibilità di svolgere l’attività economica», spiegano i parlamentari nella missiva, aggiungendo inoltre che «rinunciare all’iscrizione nella sezione Startup Innovative vuol dire perdere le facilitazioni specifiche: le garanzie speciali del Fondo Pmi per l’accesso al credito, gli incentivi fiscali per attrarre investitori in una no-profit patrimonializzando l’impresa, giuslavoristici. Un danno alla accountability nei rapporti anzitutto con imprenditori privati e sociali, che compromette la capacità di operare dell’impresa e la sua strategia di sviluppo”.
“L’aut-aut a cui si sta sottoponendo le imprese interessate non sta quindi chiedendo di fare una scelta, ma di fatto si sta traducendo in una imposizione che mette a rischio la continuità aziendale, il mantenimento e la crescita dei livelli occupazionali, il rispetto degli impegni e delle obbligazioni assunte con terzi. Troviamo francamente incomprensibile quello che sta succedendo- conclude la comunicazione appellandosi al ministro per – un suo interessamento e intervento diretto e tempestivo per evitare il paradosso che il Mise, invece di aiutare la nascita e sviluppo delle imprese, emani note che di fatto mettono a repentaglio l’attività di impresa e la sopravvivenza stessa di tante realtà imprenditoriali italiane. Dal momento che le Camere di Commercio hanno già notificato scadenze perentorie – già da questa settimana! – per effettuare la scelta, le chiediamo (a) di intervenire subito con una sospensione del procedimento nell’attesa di adeguati chiarimenti, al fine di bloccare gli effetti che si produrrebbero a danno delle imprese interessate; e (b) di valutare ogni opportuno intervento legislativo che risolva queste “contraddizioni”, semplifichi e valorizzi le nuove forme emergenti dell’imprenditorialità sociale”.
Il parere del Mise
Con parere del 23 marzo 2021 il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha fornito chiarimenti in merito alla possibilità per una startup innovative a vocazione sociale (in breve Siavs) di ottenere l’iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle imprese sociali.
Sul punto il Mise ha rilevato l’impossibilità, per un soggetto giuridico, in base all’attuale quadro normativo, di essere titolare contemporaneamente di entrambe le qualifiche con contestuale assoggettamento del medesimo ente alla normativa sull’impresa sociale e a quella sulle Siavs.
L’eventuale successiva acquisizione della qualifica di “impresa sociale” deve pertanto avvenire contestualmente (o successivamente) alla perdita della qualifica di “start-up innovativa a vocazione sociale”.