Tegola del Consiglio di Stato sulla tassa Airbnb. Accogliendo il ricorso di Airbnb, il supremo tribunale amministrativo,ha stabilito che il Tar del Lazio dovrà predisporre una “immediata fissazione” dell’udienza di merito per valutare le questioni sollevate da Airbnb Ireland Unlimited Company e Airbnb Payments Uk Limited sulla tassa sugli affitti brevi.
L’imposta è stata introdotta con la manovra correttiva dello scorso giugno: si tratta di una cedolare secca al 21% sugli affitti brevi, quelli per meno di 30 giorni, che siano prenotati anche da altre piattaforme online. I soggetti riconosciuti privi di stabile organizzazione in Italia devono nominare un rappresentante fiscale che si occuperà di trattenere la cedolare secca del 21% ogni volta che verrà prenotato un appartamento o una stanza sul portale.
Airbnb aveva fatto ricorso contro la tassa sugli affitti brevi chiedendone la sospensione, ma il Tar il 18 ottobre scorso aveva respinto la richiesta. Ora il Consiglio di Stato ha ribaltato le carte in tavola, riaprendo la partita tra Airbnb e il fisco italiano.
“Il Consiglio di Stato ha accolto il nostro ricorso d’urgenza, riconoscendo che la così detta tassa Airbnb è in palese violazione del diritto europeo e chiedendo che il caso venga affrontato il prima possibile in udienza dal Tar, anche investendo la Corte di Giustizia – dice Alessandro Tommasi, public policy manager della società in Italia – Abbiamo dovuto aspettare ma oggi vediamo finalmente riconosciute le nostre ragioni. Ora tocca al Governo cogliere forte e chiaro il messaggio arrivato dal Tribunale e dall’Authority, prendendo definitivamente atto che il testo così com’è non funziona e che cerotti messi all’ultimo minuto non faranno che peggiorare la situazione. Si riparta dal confronto: quella attuale è una legge approvata dopo una riformulazione notturna e frettolosa; si eviti di ripetere l’errore e la si ripensi integralmente. Siamo come sempre disponibili a fare la nostra parte in questo processo”.
“Questa decisione – prosegue – è pienamente coerente con i dubbi e le preoccupazioni già espressi dell’Antitrust – che aveva dichiarato la norma palesemente anticoncorrenziale, distorsiva del mercato e lesiva dei diritti dei consumatori – nel suo recente parere”.
A fine novembre la tassa era stata bocciata anche dall’Antitrust. Per il Garante “appare potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve (ovverosia i conduttori)”.
In particolare, secondo l’Autorità, la misura rischia di “scoraggiare, di fatto, l’offerta di forme di pagamento digitale da parte di piattaforme che hanno semplificato e al contempo incentivato le transazioni online, contribuendo a una generale crescita del sistema economico”.