Quanti anni di vita ha ancora la rete in rame di Telecom Italia? La domanda non è peregrina. Se entro 10-12 anni il doppino è destinato al funerale, come prevede Raffaele Tiscar che ha coordinato il piano ultrabroadband per conto del governo, meglio iniziare subito a portare la fibra il più vicino possibile alle case di tutti gli italiani. Obiettivo: non trovarci spiazzati da un’evoluzione di Internet che chiederà collegamenti sempre più veloci e di qualità.
Se invece, come sostengono Giuseppe Recchi e Marco Patuano, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Telecom Italia, il rame è risorto a nuova giovinezza grazie a tecnologie quali vectoring e G.fast, allora non serve accelerare al massimo sulla fibra come vuole Tiscar. Si può procedere per tecnologie parallele: la fibra fino al building o agli appartamenti dove c’è domanda acclarata; fino ai cabinet negli altri casi (oggi la maggioranza), come già stanno facendo Telecom e Fastweb. In questo scenario si gioca la partita Metroweb. Per il governo la società dovrà essere il braccio operativo del cablaggio dell’Italia: grazie alla mobilitazione dei fondi di CDP e a massicci finanziamenti europei, in particolare quelli promessi dal piano Juncker. Oltre a quelli dei gestori e fondi privati che vorranno partecipare. Alla fine avremo una società della rete ottica del tutto indipendente dai fornitori di servizi. Oltre che un obiettivo di politica industriale, per il governo è un modo di mettere in sicurezza un network considerato strategico.
Ma Telecom ha annunciato il take-over su Metroweb, intenzionata a farne il proprio strumento di posa della fibra, in parallelo con lo sviluppo dell’Fttc, non in alternativa ad esso. Comprensibile che non voglia Vodafone o altri operatori nel “condominio”. Altrettanto comprensibile che gli Olo vogliano esserci.
Di suo, Fastweb è già in Metroweb e ha tutto l’interesse a contenere la fibra, visto che anch’essa sta investendo massicciamente nell’Fttc. Altrimenti, come Telecom, rischia di vedersi spiazzati gli investimenti e intaccato il valore stesso della società.
Le dichiarazioni dei protagonisti sono improntate alla cautela diplomatica, ma gli obiettivi divergono. Il governo non può scorporare la rete di TI d’imperio, ma brandisce un’arma formidabile: i fondi di Juncker. Arriveranno veramente?