Su Telecom Italia continua il silenzio assordante delle istituzioni e della politica italiana sulle scalate francesi. L’allarme è di Asati, associazione dei piccoli azionisti di Telecom che, un una lettera inviata al Parlamento e al cda di Telcom, evidenzia che “una simile operazione in Francia da parte di investitori italiani sarebbe stata certamente ostacolata da “una scelta di patriottismo economico” mirata a proteggere i gioielli industriali francesi”
Secondo quanto riportato dalla stampa, l’acquisizione da parte del miliardario francese Xavier Niel, del 15,143% della quota di Telecom Italia si aggiunge a quella del 20% di Bolloré, cosicché oltre il 35% del capitale nei prossimi mesi sarà in mano a due soli azionisti, ambedue francesi.
In questo contesto Asati ribadisce come questa operazione potrebbe rappresentare “una sorta di “portage” mirata ad evitare l’Opa e, quindi, a danneggiare gli interessi dei piccoli azionisti, scalando il capitale con tecniche di creeping acquisitions, in pratica non pagando un sovrapprezzo per il “controllo di fatto” danneggiando per la quinta volta consecutiva gli interessi degli azionisti di minoranza a valle della privatizzazione”.
L’operatore storico, titolare del più rilevante asset strategico per il sistema di sicurezza nazionale, passa sotto il controllo di nuovi azionisti “in un silenzio assordante delle istituzioni e della politica – evidenzia Asati – senza alcuna difesa degli interessi nazionali e in una fase particolarmente delicata per la salvaguardia del posto di lavoro dei 62.000 dipendenti di Telecom Italia, chiamati ancora una volta ai pesanti sacrifici derivanti dall’applicazione di un Contratto di solidarietà difensiva”.
Per Asati la latitanza del Governo e del Parlamento “è intollerabile, basti pensare agli interventi che le Istituzioni misero, invece, in atto per “contrastare” l’operazione Telefonica- Telecom, attraverso la riduzione della soglia dell’Opa (dal 30% al 25%) e l’accelerazione dell’adozione dei regolamenti per l’esercizio, da parte dello Stato, del “golden power”, nel caso di imprese di interesse strategico come Telecom Italia, da cui dipende la sicurezza del Paese”.
Asati ha più volte sollecitato il Governo e il Parlamento “ad intervenire con maggiore chiarezza, maggiore coraggio, maggiore capacità per assicurare la piena tutela e valorizzazione dell’occupazione e del patrimonio di conoscenze e competenze di Telecom Italia”, conclude la lettera.
In questo scenario rimangono solo una delle possibili due soluzioni e alternative se si vuole dare una politica industriale seria nel Paese, secondo l’associazione. La prima – da preferire – un aumento di capitale da riservare alla Cdp per acquisire almeno il 10% della società in maniera da equilibrare la presenza dei due azionisti francesi e con una moral suasion evitare speculazioni e scorribande; la seconda: costituire una società della rete con l’iniziale maggioranza di TI da collocare in borsa con la presenza di Cdp e prevedendo nei patti anche una successiva partecipazione consistente dello Stato.
Operazioni che Asati già propose, ora non più rinviabili. “Attendere ancora significherebbe che allorquando i due azionisti francesi parteciperanno alla prima assemblea di bilancio se non prima, qualora sussistano potenziali accordi sottostanti che naturalmente non usciranno mai in chiaro e sfuggiranno a tutte le autorità di controllo – conclude – la Società sarebbe in balia di interessi di azionisti di controllo ben più attenti a logiche finanziarie per loro tornaconti personali più che a sviluppi industriali di interesse dell’Intero Paese, degli azionisti di minoranza e soprattutto del mantenimento dei posti di lavoro dei suoi dipendenti.
Asati chiede urgentemente di essere audizione dalle Commissioni Industria del Senato e delle Attività Produttive della Camera al fine di poter rappresentare le proprie richieste in merito alla tutela dei diritti degli azionisti di minoranza a seguito delle due recenti operazioni finanziarie dei due azionisti francesi.