Piu’ che preoccupazione, prevale un’aria d’attesa intorno al dossier Telecom. Soprattutto per capire quali siano le vere intenzioni del finanziere francese Xavier Niel, le cui mosse appaiono ancora fumose. Per questo nel Governo c’è una posizione vigile ma non si vedono “specifici motivi di allarme”, spiega il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, che non avendo ancora elementi chiari si limita ad un’indicazione generale: no a speculazioni, contano piani e investimenti.
Il fatto è che il 15,1% di Telecom acquistato dal patron della francese Free è ancora potenziale, perché costruito con strumenti derivati: e prima che Niel possa chiedere la convocazione di un’assemblea straordinaria – secondo indiscrezioni di stampa sarebbero già in preallerta gli investitori istituzionali – per votare un nuovo cda, deve prima diventare titolare almeno del 5% e comunicarlo ufficialmente all’azienda e alla Consob. E secondo alcune indiscrezioni di stampa sarebbe fissato per martedi’ a Roma un incontro tra il finanziere d’oltralpe e la Commissione guidata da Giuseppe Vegas. Indiscrezioni che però non trovano alcuna conferma da parte dell’autorità che vigila sul mercato. Ad esplicita domanda il portavoce della Commissione risponde: “no comment”.
In Consob comunque si starebbe lavorando su più fronti, come già in altri casi analoghi: da un lato sul filone del market abuse, nei giorni precedenti all’annuncio; poi su eventuali collegamenti dell’imprenditore francese fondatore di Free; e infine sulla natura dei derivati acquistati. In particolare, su quest’ultimo punto, nel mirino ci sono sei diverse opzioni ‘call’ per il 10,03% del capitale, con scadenze tra giugno 2016 e novembre 2017, oltre a un equity swap sulla parte restante.
Non è chiaro se siano convertibili in azioni solo alla scadenza o già da subito. La natura dell’investimento a leva ha spinto poi alcune analisi a ritenere che la mossa di Niel sia di natura speculativa. E non e’ escluso, come riferito anche da ricostruzioni di stampa, che a breve Niel possa salire a ridosso del 20%. Ma al momento non ci sono riscontri, come non ci sono sulle notizie di stampa che ipotizzano che l’altro azionista francese, Vivendi, sia pronto a portarsi al 24,9%.
“In linea generale è importante che operazioni del genere rafforzino la capacità dell’azienda di competere su mercati sempre più grandi, portino nuovo capitale e consentano di mantenere la base produttiva e i livelli occupazionali nel nostro Paese”, ha sottolinea Guidi, in un’intervista ieri al Corriere della Sera non si sbilancia sulla possibilità che dietro ci sia un disegno speculativo: “Non sono ancora in grado di dare un giudizio. Consob e Antitrust stanno acquisendo le informazioni necessarie”.
Trapela però una certa preoccupazione dai sindacati che sarebbero stati convocati dall’azienda per un incontro nella serata del 5 novembre prossimo, quando è convocato anche il cda per l’approvazione della trimestrale.
Per il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, “la vicenda Telecom dimostra una volta di più l’irrilevanza del nostro governo”. “Appaiono scalatori francamente non di dimensione planetaria che riescono dall’estero a dettare legge sul futuro di Telecom – dice Gasparri – All’interno dell’azienda di telecomunicazione c’è la rete che rappresenta un asset strategico per il Paese. Ci sono collegamenti internazionali e cavi che attraversano il Mediterraneo e la cui gestione non può essere affrontata senza interloquire con i governi. Renzi invece è stato scavalcato dagli eventi, irrilevante e marginale come sempre. La libertà di mercato non può ignorare aspetti strategici della nostra economia. Tanto è vero che esistono facoltà, in un caso come Telecom, che consentono al governo di esercitare una sorta di potere di veto. Renzi invece parla di banda larga, di digitalizzazione del Paese e si fa soffiare sotto il naso la principale risorsa che consentirebbe un più rapido salto nel futuro”.