Il cda di Telecom Italia è diviso su Metroweb e Cdp. Lo scrive Repubblica spiegando che le divergenze nel board del gruppo telefonico riguardano il possibile accordo con Metroweb per realizzare il piano della banda ultralarga.
Quando Claudio Costamagna e Fabio Gallia, freschi di nomina in Cdp, a settembre hanno riproposto a Telecom un accordo per la cablatura anche delle aree C e D del Paese con incentivi pubblici, l’Ad Marco Patuano ha colto la palla al balzo riproponendolo al voto del cda che a fine aprile l’aveva bocciato. Questa volta le condizioni sembravano favorevoli poiché gli azionisti di Metroweb (F2i e Fsi di Cdp) si sono dichiarati disponibili a far salire Telecom al 100% di Metroweb, una volta conclusi gli investimenti. Ma il cda, prosegue il giornale, ha messo i bastoni tra le ruote dell’accordo per la seconda volta, con gli interventi contrari del presidente, Giuseppe Recchi, di Flavio Cattaneo, Laura Cioli, sostenuti anche da Giorgina Gallo, Lucia Calvosa, Giorgio Valerio e Luca Marzotto, cioé quasi tutti quei consiglieri che nell’aprile 2014 sono stati indicati da Telco-Mediobanca quando questa era ancora azionista.
In sostanza, questi consiglieri non ritengono nell’interesse di Telecom un accordo con una controparte pubblica come Cdp, e per far cadere la proposta hanno posto come nuova condizione – lo aveva anticipato CorCom – l’avere fin da subito il 67% di Metroweb oltre a un business plan dettagliato che indichi quale possa essere il contributo finanziario a carico di Cdp.
Questa nuova bocciatura, sottolinea il quotidiano, ha fatto indispettire Costamagna e Gallia, e anche indirettamente Palazzo Chigi che da tempo sta sollecitando un accordo con Telecom per velocizzare l’esecuzione del piano sulla banda larga. E così, alla luce di queste dinamiche, ecco la recente incursione di Xavier Niel nell’azionariato di Telecom che potrebbe avere ripercussioni sui rapporti di forza in cda. Se fosse infatti confermato che Niel gioca una sua partita in antitesi con Vincent Bolloré, potrebbe trovare più facilmente sponda nell’Ad e nel governo attraverso Cdp. Andando a riequilibrare l’asse che in questo momento vede convergere Vivendi, Mediobanca, Recchi insieme ad alcuni consiglieri, e che politicamente è più vicino a Silvio Berlusconi che a Matteo Renzi.
I contatti tra Niel e Cdp non si sono ancora sviluppati, anzi sono stati smentiti, ma sono in agenda una volta chiariti con la Consob alcuni dettagli tecnici. E poi si potranno capire meglio quali sono gli obiettivi e la tabella di marcia di Niel. Senza escludere qualche ricambio in cda. Un altro banco di prova importante, dove gli azionisti potrebbero avere idee diverse, sarà il Brasile.