Xavier Niel gioca da solo. Oramai la situazione appare chiara considerato che il miliardario francese ha rilanciato al rialzo: al 27 ottobre la partecipazione potenziale in Telecom Italia (tramite la controllata Rock Investment) è pari al 15,143% del capitale con diritto di voto. Un patrimonio potenziale consistente, ben più di quanto necessario se ci fosse stato un patto “segreto” con Vivendi, in quota 20,031%. Come a dire: se i due francesi avessero avuto intenzione di prendersi insieme il controllo con maggioranza pressoché totale sulla telco italiana, bypassando l’Opa, sarebbe bastato molto meno.
Per la stampa francese è altamente improbabile un accordo segreto Niel-Bolloré. Secondo Le Figaro Bolloré “è stato preso di contropiede. Credeva di essere solo in corsa per il controllo di Telecom”. E invece è arrivato Niel. Quanto ai rapporti tra i due, “si conoscono ma non hanno mai lavorato insieme. Sul dossier Telecom Italia – assicura il giornale – non possono unire le forze (…) Ogni mossa comune gli costringerebbe ad acquistare il saldo capitale, un investimento di oltre 18 miliardi di euro, scenario poco probabile”. E tuttavia l’irruzione di Niel “indurrà probabilmente” Vivendi, che è già primo azionista con il 20,03%, ad “aumentare la sua presenza” in Telecom Italia. “Oltre a un aumento della sua partecipazione fino alla soglia del 25% potrebbe decidere di accelerare i suoi piani e chiedere rapidamente una presenza nel consiglio di amministrazione”.
Meno chiaro invece è dove voglia andare a parare Niel: ha intenzione di fare la guerra allo storico avversario Vincent Bolloré? E soprattutto Niel sta davvero giocando da solo o dietro di lui si “nasconde” qualcun altro?
C’è chi propende per un’ipotesi da colpo di scena: dietro l’operazione ci sarebbe lo zampino di Nagub Sawiris l’ex patron di Wind che non è mai riuscito, nonostante svariati tentativi, a entrare in Telecom. Anche perché Xavier Niel e Naghub Sawiris sono in ottimi rapporti di amicizia.
Se così fosse sarebbe una bella rivincita per il magnate egiziano. Comunque stiano le cose la questione non è di poco conto. Il governo, attraverso il sottosegretario De Vincenti, “vigila sulla vicenda”.