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Telefonata addio, ora la voce viaggia su Whatsapp e social

Oltre un quarto degli utenti sui mercati avanzati non usa quasi mai lo smartphone per le chiamate tradizionali: sono i servizi web-based Ott a vincere. Per le telco necessario arricchire i piani dati, mentre i vendor devono virare sui phablet

Pubblicato il 12 Gen 2016

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Il telefono cellulare è sempre più il dispositivo di elezione per ogni genere di utente, ma la sua evoluzione nel tempo è profonda, e non solo per quel che riguarda tecnologie e form factor. E’ l’impiego stesso del telefonino ad essersi trasformato: se inizialmente serviva soprattutto per le telefonate, poi anche per gli Sms, oggi è la messaggistica web-based a far da padrone. Più di un quarto di tutti gli utenti di smartphone sui mercati avanzati non userà quest’anno quasi mai il proprio device per le chiamate voce, ma sempre più, e a volte in modo esclusivo, per la connessione dati, come dimostra una ricerca condotta da Deloitte.

La ricerca conferma ciò che molti utenti di smartphone, soprattutto ma non solo giovani, hanno già sotto gli occhi: il cellulare non serve per chiamare ma per la messaggistica e i servizi voce su Internet, i social media, i video.

“Un tempo il telefonino serviva per parlare, ora è per digitare”, dice Paul Lee, analista di Deloitte. Circa il 22% degli utenti di smartphone ha detto di aver già smesso di usare il telefono per le chiamate tradizionali nel 2015; nel 2012 era l’11% degli utenti a dare questa risposta.

Secondo Deloitte ciò dimostra la rapida migrazione dei consumatori verso i cosiddetti servizi Internet over the top, a scapito dei minuti voce assegnati dal fornitore del servizio mobile. Secondo la società di ricerche, quest’anno gli utenti di smartphone che non useranno più le chiamate tradizionali saliranno al 26% del totale.

Come è facile prevedere, sono i più giovani i protagonisti di questo spostamento: un terzo dei 18-24enni sui mercati sviluppati non fa mai telefonate dal cellulare. Molti in questa fascia di età usano solo i pacchetti dati. Il trend ha implicazioni rilevanti per le compagnie telefoniche, e anche per i produttori di device, sottolinea Deloitte. I servizi voce non attraggono più gli utenti: le telco dovranno aggiungere più dati ai loro pacchetti, mentre i produttori dovranno puntare in misura crescente sugli smartphone con schermo grande, i cosiddetti phablet, progettati proprio per applicazioni come lettura, invio di messaggi e email, visione dei video, giochi.

Lo studio Deloitte sottolinea come gli smartphone siano usati in misura crescente anche per altre funzioni, oltre la messaggistica. Per esempio, 2,5 trilioni di foto saranno condivise, postate o caricate quest’anno e quasi il 90% verrà dagli smartphone. Inoltre, le applicazioni mobili stanno gradualmente sostituendo funzionalità prima coperte dalle telefonate, per esempio ordinare la cena al takeaway o chiamare il taxi. Lo smartphone è sempre più utilizzato anche per pagare beni e servizi: Deloitte prevede che nel 2016 il numero di utenti che userà un servizio di pagamento come Apple Pay per fare un acquisto col device mobile salirà del 150% fino a raggiungere la cifra di 50 milioni di utenti regolari.

Gli Sms non sono scomparsi – anzi, sono la funzionalità più usata da chi non effettua telefonate, ma sono seguiti da vicino da instant messaging, email e uso delle reti social; l’instant messaging, però, cresce a ritmi velocissimi, più di ogni altra applicazione; la percentuale di adulti che oggi usa servizi come WhatsApp è già più che raddoppiata dal 2012 al 2015, passando dal 27% al 59%.

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