Dopo Asscontact anche i sindacati scendono in campo contro la norma, licenziata al Senato e ora al vaglio della Camera, che prevede l’istituzione di un prefisso unico per le chiamate di telemarketing.
“È in discussione in questi giorni presso la Camera dei Deputati il disegno di legge, già approvato dal Senato nel mese di agosto, che prevede l’istituzione di un prefisso unico per tutti i call center che operano in outbound. La discussione nasce dalla volontà di arginare una pratica, quella del telemarketing cosiddetto selvaggio, in cui la mancanza di regole negli anni ha permesso di raggiungere modalità e quantità di telefonate tali da essere percepite dagli utenti come molestie – spiega una nota di Slc, Fistel e Uilcom – Riteniamo però che la soluzione individuata sia inadeguata perché non risponde realmente al problema e sbagliata perché mette a rischio circa 25.000 posti di lavoro”.
La norma prevede la possibilità per tutti di iscriversi al registro delle opposizioni, anche con numeri cellulari e anche in caso di telefoni fissi non iscritti negli elenchi telefonici. Con l’iscrizione, si intendono revocati tutti i consensi al trattamento dei dati personali espressi in precedenza. Viene esplicitamente vietata la cessione di elenchi telefonici a terzi e la violazione dei divieti introdotti prevede sanzioni, fino alla sospensione e alla revoca della licenza per gli operatori. Altri punti fondamentali del testo: è vietato il ricorso ai compositori automatici per la ricerca dei numeri e viene introdotto l’obbligo al ricorso di un prefisso specifico unico, in modo che chi riceve la chiamata, anche se non è iscritto al registro delle opposizioni, possa riconoscere che si tratta di una telefonata commerciale.
Secondo i sindacati ci sono alternative efficaci al prefisso unico che vanno nella direazione di tutelare il consumatore ma anche il lavoro in un settore ad alta densità occupazionale femminile e giovanile.
Per prima cosa rafforzare il registro delle opposizioni. “Per essere realmente efficace deve essere maggiormente conosciuto, trasparente nei suoi meccanismi, più facilmente accessibile e gerarchicamente superiore alle eventuali successive autorizzazioni di utilizzo dei dati personali a fini commerciali per un periodo di tempo definito e ragionevolmente lungo, a seguito del quale dovrebbe valere il silenzio-assenso per il rinnovo della propria iscrizione nel registro”, si legge nella nota. Questo meccanismo permetterebbe, una volta andato a regime, di lasciare veramente i cittadini liberi di scegliere se ricevere offerte commerciali o meno e di mettere un freno alla cosiddetta “compravendita delle liste sporche”, ovvero la diffusione e l’utilizzo di liste contenenti numeri di telefono contattati già così tante volte da risultare inutili ai fini commerciali e appartenenti a utenti che, subissati dalle telefonate, le ritengono moleste.
E’ necessario proseguire la lotta contro i contratti pirata, sottoscritti da organizzazioni dindacali non rappresentative e in dumping per condizioni lavorative e salariali rispetto alla media del settore “L’insistenza con cui alcuni operatori di call tartassano i clienti – spiega a CorCom Fabio Gozzo della Uilcom – è spesso legata alle condiazioni contrattuali nell’ambito dei quali si trovano a lavorare. Si tratta di forme che vanno combattute con fermezza da tutti gli attori del settore, attivando controlli continui anche da parte delle istituzioni”.
Per questo motivo Slc, Fistel e Uilcom chiedono un incontro con le commissioni competenti della Camera – Trasporti e Tlc, presieduta da Michele Meta, e quella delle Attività Produttive guidata da Guglielmo Epifani. “Siamo pronti a illustrare ed argomentare le nostre proposte – dice Gozzo – affinché il prefisso unico possa essere rivisto e impedisca, così, la crisi di un intero settiore che impatterebbe soprattutto al Sud”.