A chi non è mai accaduto di ricevere proposte pubblicitarie al proprio numero di telefono fisso? La risposta è scontata. Si tratta ormai quasi di un rito domestico nel quale veniamo spesso passivamente coinvolti, divenendone attori involontari. Né vale, per tirarcene fuori, il nostro semplice “Non siamo interessati. Grazie!”, nel faticoso tentativo di demotivare la gentile voce che, dall’altro capo dell’apparecchio, con solerzia e precisione standardizzata, recita l’elenco dei vantaggi offerti dagli articoli o dai servizi offertici con prepotenza.
Dando ogni volta segni di insofferenza, appena riagganciata la cornetta ci ripromettiamo di iscriverci a quel Registro pubblico delle opposizioni istituito nella speranza che una volta inseriti nell’elenco degli “oppositori”, potremo finalmente sottrarci al piccolo “supplizio” telefonico.
Almeno così dovrebbe essere. Il condizionale infatti è d’obbligo alla luce dei frequenti episodi in seguito ai quali l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali è dovuta intervenire. L’ultimo caso riguarda tre società che lavoravano per pubblicizzare e vendere i prodotti di altre aziende alle quali offrivano servizi di call center. Fin qui nulla di nuovo, se non per il fatto che le stesse tre società, ignorando la nuova normativa in materia di telemarketing, erano evidentemente incorse in più di una violazione. Non solo avevano contattato utenze iscritte nel Registro facendo, ma non rendevano identificabile la linea chiamante. In breve, quanti avevano espresso la volontà di non ricevere telefonate a scopo pubblicitario non soltanto avevano continuato a riceverne ma – cosa ancora più grave – non erano stati in grado di sapere da quale numero provenissero e di conseguenza erano stati privati del loro diritto di scegliere se rispondere o meno a quelle chiamate.
Alla luce di queste violazioni, oltre a dichiarare illecito il trattamento dei dati effettuato dalle tre società, il Garante ha disposto una misura pesante come il blocco del trattamento, che impedisce alle tre società l’uso dei dati raccolti fino a quando esse non si metteranno in regola e invieranno agli Uffici dell’Autorità la documentazione che comprovi l’avvenuto adeguamento. Il Garante si è comunque riservato di valutare la possibilità di contestare alle società anche sanzioni amministrative.
Infine è stata disposta l’apertura di autonomi procedimenti nei confronti delle aziende che si sono avvalse dei servizi dei tre call center, per accertare la liceità dei trattamenti svolti.
Il Registro degli opposizioni, pur pensato per frenare gli abusi, continua dunque a presentare problemi e a non garantire ancora le giuste tutele agli abbonati telefonici che non desiderano essere disturbati con telefonate promozionali e commerciali.