In un mio recente articolo ho segnalato come la Telemedicina deve proporsi in modo innovativo al Ssn anche rispetto al modello di rimborsabilità, al fine di consentire alle amministrazioni una corretta e dinamica pianificazione ed allocazione dei costi nonché una diretta correlazione degli stessi ad evidenze dei benefici apportati al Sistema. La definizione tariffaria per le prestazioni in telemedicina si ritiene quindi essenziale: la telemedicina è una modalità di cura che migliora efficacia, efficienza ed appropriatezza del sistema e non includerla nelle prestazioni del Sss riduce l’efficienza ed aumenta gli sprechi.
Segnalo quindi volentieri quanto riportato, su questo tema, in un post della American Telemedicine Association del 22 Aprile 2015. “Il pagamento per i servizi è stato uno dei principali ostacoli per la diffusione della telemedicina, ma ora la situazione sta cambiando man mano che si ha prova del risparmio sui costi che la telemedicina è in grado di fornire.
“Storicamente, i servizi di telemedicina sono stati gestiti in modo diverso dai fornitori di servizi alla persona come Medicare e Medicaid”, ha dichiarato Alexis Gilroy, JD, un partner dello studio legale Jones Day con sede a Washington. “L’ostacolo significativo è che probabilmente sono preoccupati per un possibile aumento dei costi di utilizzo, e per arbitrarie restrizioni sui pagamenti per i servizi forniti via telemedicina rispetto ai servizi forniti di persona, come il permettere soltanto il pagamento di servizi di telemedicina quando il paziente si trova in una zona rurale. Ma la marea sembra girare.”
Indicatori del cambiamento sono le recenti modifiche apportate nella Medicare Sustainable Growth Rate legislazione. La legge ora contempla specificatamente l’uso della telemedicina per i servizi di assistenza post-acuti come parte di un programma di pagamento in bundle. Come i programmi federali spingono al passaggio da un pagamento “fee for service” a sistemi di pagamento basati sul risparmio condiviso e sulla qualità, questo dovrebbe rendere liberi i fornitori di sfruttare le efficienze inerenti le prestazioni in telemedicina.
“Penso che le scelte governative, in ultima analisi, siano correlate all’evidenza che la telemedicina offre risparmi”, ha dichiarato Scott Edelstein, un partner di Jones Day. “Mi sembra che il governo federale stia ripassando la palla ai fornitori di servizi”.
Le assicurazioni private si sono mosse verso i servizi di telemedicina a un ritmo più veloce rispetto ai programmi del governo, guidate dalle leggi di parità di telemedicina che, a livello di Stato, ora riconoscono la parità di retribuzione della prestazione in telemedicina indipendentemente dal luogo in cui si trova il paziente.
“Gli assicuratori privati sono molto positivi sulla telemedicina e coprono i servizi anche in Stati che non dispongono di una legislazione di parità”, ha detto Gilroy. “Stanno incentivando risparmi sui costi per coloro che utilizzano servizi sanitari a distanza, convinti che spesso costa meno che andare in una clinica di cura per le urgenze (ndr. I nostri ospedali). E si stanno analizzando i costi verificando il risparmio che la telemedicina può portare”.
Si constata che il passaggio da un pagamento “fee for service” a sistemi di pagamento basati sul risparmio condiviso e sulla qualità è un altro motivo per cui i rimborsi in telemedicina stanno crescendo e diventando sempre più facili. In sostanza, i sistemi di pagamento alternativi stanno dando ai fornitori una somma forfettaria di denaro, permettendo loro di decidere il modo migliore di spendere entro determinate linee guida di qualità.
“Ci sono anche incentivi per i diversi fornitori che decidono di collaborare, soprattutto per quanto riguarda i pazienti con comorbidità multiple”, ha osservato Gilroy. “Con la telemedicina, il paziente può farsi visitare da due o più medici in un giorno invece di aver bisogno di fare più viaggi. E i medici specialisti possono collaborare tra loro in maniera più efficiente”.
La Telemedicina può anche essere utilizzata per offrire modalità di pagamento non previste con i mezzi tradizionali. I consumatori sono già disposti a pagare i premi per cose come salire su aerei più presto. Molti consumatori possono essere disposti a pagare un extra per essere in grado di ricevere alcuni servizi di assistenza primaria da casa in qualsiasi momento.
Le grandi assicurazioni private stanno inoltre spingendo affinchè i loro assistiti si facciano seguire da remoto per usufruire di servizi con programmi di benessere che possono mantenere meglio in salute gli assistiti e di conseguenza mantenere più bassi i loro costi sanitari (ndr. Questo è un approccio di cui si è anche discusso a Roma in un recente convegno su sanità integrativa e sanità digitale, evidenziando le soluzioni di mhealth e telemedicina).
“Ci sono molti nuovi modelli di rimborso che possono essere sviluppati a seguito dello spostamento dell’Affordable Care Act dai pagamenti “fee for services” tradizionali, e questo a sua volta sta creando più opportunità per i servizi di telemedicina da pagare”, ha detto Edelstein. “Penso che vedremo un crescente interesse in telemedicina, mentre continuiamo a spostarci da tale modalità di pagamento”.
Ancora una volta, se queste considerazioni valgono per il mercato americano, perché non dovrebbero valere anche in Italia, pur tenendo giusto conto del diverso contesto?