In tempi di catastrofi ricorrenti e accanite, siamo andati a curiosare nel sito dei Vigili del Fuoco e fa piacere osservare con quanta cura serbino le tradizioni antiche anche nelle attrezzature. A chi obiettasse che le ristrettezze attuali precludono mezzi d’avanguardia, vien fatto di ricordare quante sfilate e quante spettacolari ostentazioni d’efficienze si susseguirono negli ultimi venti anni. La moderna tecnologia consentirebbe di esplorare i cervelli dei responsabili di questo stato di fatto e non sarebbe una sorpresa se le sonde con le microtelecamere ad alta risoluzione certificassero il vuoto pneumatico in quelle scatole craniche.
Quelle sonde sarebbero tuttavia utili per sapere che cosa c’è dietro l’angolo e soprattutto sotto i piedi. Soccorso e salvataggio, subito dopo un terremoto, non sono dissimili dal soccorso e salvataggio subito dopo un attentato catastrofico oppure un bombardamento. Con l’aria che tira, tanto per le guerre, quanto per i terremoti o per gli attentati, converrebbe guardare oltre i confini occidentali per capire cosa è possibile ottenere con la ricerca.
Robotica, cibernetica, microtelecamere e sensori sono il futuro del soccorso in emergenza dopo i terremoti e i crolli catastrofici. Anzi la robotica è miniaturizzata, in proporzione alle microtelecamere, per entrare in ogni dove, fare il punto delle vittime ancora soccorribili e, quindi, indirizzare i soccorritori a ragion veduta piuttosto che a tentoni come accade oggi.
La ricerca dei quattro politecnici italiani potrebbe utilmente indirizzarsi verso questo settore e sarebbe arduo, anche con la crisi corrente, affermare che non vi sono fondi per soccorrere le persone sotto le macerie.