Dopo il disastro in Giappone, alla spicciolata iniziano le prime
conte dei danni per le aziende del settore Ict. Il produttore di
microchip Texas Instruments ha reso noto che una sua fabbrica in
Giappone ha subito danni e che i risultati del primo e secondo
trimestre subiranno sicuramente una contrazione in seguito al
disastro. La produzione nella sua fabbrica giapponese riprenderà a
regime non prima di settembre, aggiunge Texas Instrument, che è un
subfornitore importante per i grandi produttori di telefonini.
Microsoft posticipa il lancio di Explorer 9 in Giappone. Per non
sottrarre risorse ad un paese martoriato dal terremoto e in piena
emergenza nucleare, da Redmond fanno sapere che la data di lancio
del nuovo browser avverrà in un momento in cui la terra dei
samurai potrà ricominciare a vivere.
La decisione, fa sapere l’equipe di Steve Ballmer, Ceo di
Microsoft, è dovuta anche al fatto di non voler sovraccaricare il
web che, dopo il terremoto e lo tsunami, rimane la rete di
comunicazione meno danneggiata e quindi la più funzionale per
coordinare le operazioni di soccorso.
Nokia rende noto che l'impatto del sisma in Giappone è ancora
in fase di valutazione. La casa finlandese sta cercando di ottenere
il maggior numero di informazioni sulla sicurezza, sulle condizioni
dei fornitori giapponesi e sui partner dopo il recente terremoto in
Giappone.
"L’impatto commerciale sul business di Nokia, in termini di
produzione diretta e fornitura di componenti, deve essere ancora
determinato e sarebbero inappropriate speculazioni a questo
riguardo", riferisce a Dowjones Newswires il portavoce
Kuuppelomaki. La presenza diretta di Nokia in Giappone riguarda un
esiguo numero di membri del personale amministrativo.
Dal canto suo, Ericsson non prevede alcun impatto materiale sulle
vendite del primo trimestre dal recente terremoto in Giappone.
Ericsson finora non ha riportato feriti o vittime tra i propri
dipendenti e sta analizzando a livello più generale gli effetti
della catastrofe sul settore di telecomunicazioni e sui propri
business.
Il Giappone è il maggiore fornitore di componenti come
semiconduttori per i settori di telecomunicazioni e la fornitura di
componentistica potrebbe essere colpita nonostante sia troppo
presto delinearne la portata.
"Continueremo a monitorare la vicenda in Giappone e ad
adottare ulteriori misure se necessario. Tuttavia è troppo presto
trarre conclusioni prima di una valutazione completa della
situazione", rende noto la società.
Mitsubishi Electric Corporation ha annunciato oggi che i suoi due
principali insediamenti nella regione di Tohoku hanno subito danni
a causa del terremoto che ha colpito quell’area del Pacifico in
data 11 marzo 2011. Tuttavia nessun dipendente è stato ferito in
modo rilevante.
Presso la filiale Mitsubishi Electric di Tohoku, situata a Sendai,
Prefettura di Miyagi, sono segnalati alcuni danni agli uffici.
L’azienda sta impiegando tutte le risorse disponibili per
mantenere la funzionalità delle proprie attività all’interno
della filiale.
Nella fabbrica Mitsubishi Electric di Koriyama, situata nella
Prefettura di Fukushima, sono stati rilevati alcuni danni agli
edifici. La produzione in questo sito, che fabbrica tv a circuito
chiuso e sistemi per le comunicazioni, è stata temporaneamente
sospesa. Non appena sarà riconfermata la sicurezza degli edifici,
Mitsubishi Electric stabilirà la ripresa delle attività, tenendo
anche in considerazione l’impatto del terremoto sui propri
impianti di produzione.
L’impatto del terremoto sul Gruppo Mitsubishi Electric e sui suoi
risultati finanziari è attualmente in fase di valutazione e deve
essere ancora quantificato. L’azienda darà tempestiva
comunicazione di eventuali significativi impatti sulle proprie
attività. Il Gruppo Mitsubishi Electric esprime il suo profondo
cordoglio per coloro che sono stati colpiti dal disastro e la
sincera speranza per una rapida ripresa.
Carenza di componenti per telefonini. Una pesante
carenza di componenti, in particolare di microchip e memorie Nand,
nel settore telefonia mobile e dei pc. Questa una delle conseguenze
dirette del disastro in Giappone sull’industria della telefonia
mobile. Il prezzo dei componenti rischia di schizzare violentemente
verso l’alto. Questo il sentiment degli analisti del settore
telecom, raccolto dal quotidiano di Stoccolma Dagens Industri,
secondo cui già prima dello tsunami e del terremoto l’industria
elettronica era a corto di componenti.
Tanto che a gennaio era stata Nokia a lanciare l’allarme
componenti, che in teoria si sarebbe dovuto allentare nel primo
semestre di quest’anno. Ma la situazione è cambiata.
Il Giappone è un player fondamentale nella produzione di
componenti ad alto contenuto tecnologico nel settore delle telco,
tra l’altro è il primo produttore mondiale di silicio destinato
ai microchip.
C’è da dire che la maggior parte delle fabbriche di produzione
sono intatte, anche se l’incertezza domina sul settore. Le
fabbriche giapponesi della Sony lunedì erano chiuse.
Secondo la società di analisi Ihs una delle conseguenze della
crisi nipponica sarà l’aumento incontrollato dei prezzi dei
componenti hi tech. La carenza di semilavorati non inciderà subito
sul mercato ma si farà sentire a partire da aprile, quando le
scorte saranno esaurite.
L’incertezza della situazione ha già colpito alcuni prodotti,
come le memorie Nand, il cui prezzo è aumentato di colpo.
Intanto a causa del crescente rischio di contaminazione
radioattiva, le principali società indiane di software hanno
iniziato a evacuare i propri ingegneri informatici dal Giappone. Lo
riferiscono oggi i media indiani. I colossi dell'informatica
Infosys, Tcs, Mindtree, Zensar e Wipro hanno annunciato il
rimpatrio degli addetti indiani e la ricollocazione del personale
locale in luoghi più sicuri'. In particolare, L&T Infotech
(gruppo Larsen & Tubro) ha noleggiato un aereo charter che domani
volerà a Tokyo per riportare in India 185 persone, tra tecnici e
familiari. Diverse centinaia di informatici indiani lavorano in
Giappone, un mercato che rappresenta il 2% dell'intero giro di
affari della fiorente industria del software e
dell'outsourcing.
Il ministero degli Esteri ha inoltre fatto sapere di aver istituito
una linea diretta, una "help line", con l'ambasciata
di Tokyo e il consolato generale di Osaka per assistere i
connazionali: in Giappone ci sono circa 25mila cittadini
indiani.
L'emergenza ha anche fatto scattare un campanello di allarme
per la sicurezza delle 20 centrali nucleari che sorgono sulle coste
dell'India centrale e meridionale. Il primo ministro Manmohan
Singh ha riunito oggi i responsabili della Commissione per
l'Energia Atomica (Aec) e dell'Atomic Energy Regulatory
Board (Aerb) per un riesame degli standard di protezione degli
impianti in caso di disastro naturale.
E mentre governi e aziende dsi mettono in allerta, Google ha messo
a disposizione una versione speciale del suo software di traduzione
per smartphone Google Translate, che permette di tradurre e leggere
automaticamente i testi tra il giapponese e oltre 50 lingue.
Secondo quanto annuncia l'azienda americana dal sito
"Google Crisis Response", lo spazio web dedicato alla
raccolta di risorse e informazioni per le situazioni di crisi, in
relazione all' emergenza in corso in Giappone, il programma
rende anche possibile tradurre in simultanea, con riconoscimento
vocale, le conversazioni tra il giapponese, l'inglese e lo
spagnolo.
Il software, spiega Google, è disponibile per gli smartphone con
sistema operativo Android versione 2.0 e superiore, ed è
scaricabile gratuitamente.
A sostegno dei terremotati scende in campo anche l'Itu.
L'agenzia Tlc dell'Onu ha infatti schierato in Giappone
schierato 78 telefoni satellitari Thuraya dotati di Gps per
facilitare gli sforzi di ricerca e salvataggio,13 telefoni
satellitari Iridium, nonché 37 treminali Inmarsat Broadband Global
Area Network. Altri 30 terminali Inmarsat sono pronti per essere
spediti. L' apparecchiatura può essere caricata con batterie
per auto e sono forniti di pannelli solari per consentire le
operazioni anche durante le interruzioni elettriche.