Una modifica del software che consente ai guidatori di tenere le mani lontane dal volante più a lungo è finita al centro dell’attenzione dell’ente statunitense per la sicurezza automobilistica che sta indagando sul sistema di assistenza alla guida Autopilot di Tesla. La National highway traffic safety administration (Nhtsa) ha ordinato alla casa automobilistica di rispondere alle domande sulla modifica del sistema e di produrre documenti in un cosiddetto ordine speciale datato 26 luglio. L’ordine Nhtsa non obbliga comunque Tesla a richiamare i veicoli.
“Il conseguente allentamento dei controlli potrebbe portare a una maggiore disattenzione del conducente e alla sua incapacità di supervisionare adeguatamente l’Autopilot”, afferma Nhtsa nella sua lettera a Tesla. L’autorità ha chiesto di chiarire quando è stato introdotto l’aggiornamento del software, il numero di veicoli interessati, il motivo dell’installazione da parte di Tesla e le collisioni o gli incidenti mancati che hanno coinvolto veicoli con il software.
E Musk difende l’Autopilot su X
“L’Nhtsa teme che questa funzione sia stata introdotta nei veicoli dei consumatori e che, ora che la sua esistenza è nota al pubblico, un maggior numero di conducenti possa tentare di attivarla”, ha scritto John Donaldson, capo consulente dell’agenzia, nella lettera.
“Se non avete provato Tesla Autopilot, non sapete quanto sia fantastico”, ha scritto per tutta risposta il ceo di Tesla Elon Musk su X, ex Twitter. Il governo ha indagato su Autopilot per aver urtato i veicoli di emergenza parcheggiati sulle autostrade, oltre ad aver colpito motociclette e attraversato autoarticolati. Ha aperto un’indagine formale nel 2021 e dal 2016 ha inviato investigatori in 35 incidenti Tesla che potrebbero coinvolgere veicoli parzialmente automatici.
Versamento di 41,5 mln di dollari ai querelanti di Musk
Un giudice federale ha intanto autorizzato il pagamento di 41,5 milioni di dollari agli investitori danneggiati dai tweet postati dal miliardario Elon Musk nel 2018 in cui affermava di avere fondi per far uscire la sua società Tesla dal mercato azionario, e che sono stati oggetto di una causa. Secondo un documento reso pubblico in un tribunale di New York, il giudice Lewis K. Liman ha ordinato che il denaro, frutto di un accordo raggiunto quell’anno tra Musk e la Securities and Exchange Commission (Sec) statunitense, venga trasferito ai querelanti.
Il caso risale all’agosto 2018, quando Musk annunciò su Twitter che stava valutando il delisting di Tesla e che aveva già trovato i fondi per acquistare il titolo a 420 dollari per azione, ben al di sopra del suo prezzo di mercato. Il tweet era stato accolto con scetticismo dagli specialisti del settore e giorni dopo Musk aveva riconosciuto di non avere i finanziamenti necessari, ma nel frattempo c’era stata una grande volatilità del titolo, che aveva portato la Sec e un gruppo di investitori a fare causa a Tesla e a Musk per aver gonfiato artificialmente il suo valore.
Nel settembre 2018, Musk, Tesla e la Sec hanno raggiunto un accordo in base al quale i due avrebbero pagato una multa di 20 milioni di dollari ciascuno e che prevedeva che Musk si dimettesse temporaneamente da presidente del consiglio di amministrazione di Tesla e che i suoi tweet sull’azienda fossero monitorati. La scorsa settimana, la Sec ha dichiarato che il premio di 41,5 milioni di dollari – le due multe più gli interessi – sarà ripartito tra 3.350 ricorrenti che riceveranno in media circa 12.400 dollari, consentendo loro di recuperare poco più della metà delle perdite dichiarate.
Indagine in corso sul progetto Glass House
Ma Tesla è al centro delle cronache anche su un altro fronte: il Dipartimento di Giustizia statunitense e la Sec indagano infatti sul progetto segreto della Glass House. Lo scrive il Wall Street Journal, spiegando che i procuratori federali stanno cercando informazioni sui benefit pagati a Elon Musk. L’Ufficio del Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud di New York ha chiesto informazioni sui benefici personali pagati all’amministratore delegato di Tesla e su un progetto noto internamente a Tesla come Project42, cioè una casa per Elon Musk.
Secondo il quotidiano, che fa riferimento a persone vicine al caso, l’ufficio del procuratore federale di Manhattan ha richiesto “informazioni sui benefici personali pagati a Musk, sull’importo speso da Tesla per questo progetto (…) e sul suo futuro utilizzo”. Questo “Progetto 42” riguarda “la costruzione di una spaziosa struttura in vetro nell’area di Austin, in Texas“, dove ha sede Tesla. Il presidente è anche oggetto di un’indagine civile da parte della Sec, precisando che entrambe le indagini sono in una “fase preliminare e potrebbero non sfociare in accuse formali di illecito”. Il giornale aveva scritto a luglio che il consiglio di amministrazione di Tesla stava esaminando internamente se le risorse dell’azienda fossero state utilizzate in modo improprio per il progetto e se il miliardario fosse coinvolto. “Gli avvocati e i membri del consiglio di amministrazione di Tesla hanno esaminato il progetto dopo che i dipendenti si sono preoccupati di come l’azienda intendeva utilizzare speciali pareti di vetro ordinate per diversi milioni di dollari”, sottolinea il WSJ, precisando di non conoscere lo stato del progetto né se le pareti siano state consegnate.