È diventato il social media più caldo del momento, ma adesso rischia di prendere fuoco sulla graticola degli investigatori americani che stanno cercando di capire se ci sia un potenziale rischio di sicurezza nazionale dietro l’acquisto da un miliardo di dollari effettuato dalla cinese ByteDance Technology che ha trasformato il piccolo social Musical.ly in TikTok.
Secondo indiscrezioni raccolte dalla stampa Usa il Comitato per gli investimenti stranieri negli Usa (Cfius) che ha il compito di analizzare gli accordi societari fatti da aziende straniere che potrebbero compromettere la sicurezza nazionale, ha infatti avviato il dossier TikTok, social che sta crescendo molto rapidamente con 26 milioni di utenti attivi negli Usa con età fra i 16 e i 24 anni, secondo quanto dichiarato dalla società stessa.
L’acquisizione, dal valore di un miliardo di dollari, è stata completata due anni fa, ma da qualche mese nel Congresso viene richiesto che sia fatta una indagine esplorativa per capire se la casa madre cinese dell’azienda abbia attività di censura di contenuti politicamente sensibili e gli scopi e il modo con il quale raccoglie informazioni personali.
TikTok sta diventando sempre più popolare tra i teenager americani, proprio mentre aumenta la tensione sul commercio e il trasferimento tecnologico tra Pechino e Washington. Il 60% degli utenti attivi di TikTok sono negli Usa e soprattutto, due anni fa quando è stato acquistato Musical.ly dalla casa madre cinese ByteDance Technology, non è stato richiesto un nulla osta al Cfius, cosa questa che dà facoltà, secondo le regole dell’organo parlamentare conoscitivo, per avviare comunque una investigazione.
Secondo altre fonti il Cfius avrebbe avviato dei colloqui con TikTok chiedendo quanto tempo sarà necessario perché vengano dismessi gli ultimi asset appartenenti a Musical.ly, trasformando l’azienda in una società completamente estera senza alcun legame diretto con gli Usa.
Il punto chiave è il fatto che i server di TikTok, nel quale vengono salvati i dati degli utenti americani e i loro contenuti (il social media generalmente serve per creare e condividere brevi spezzoni video con effetti computerizzati aggiuntivi applicati direttamente all’interno della app in tempo reale), sono negli Stati Uniti ma devono seguire le leggi cinesi per quanto riguarda la sicurezza e la disponibilità dei dati. TikTok sostiene che i contenuti della app non sono sotto la giurisdizione della Cina e che l’azienda non viene influenzata da nessun governo straniero.
“Nonostante non possiamo commentare gli attuali processi regolatori a nostro carico, TikTok ha chiarito di non avere nessuna priorità più alta di quella di guadagnare la fiducia degli utenti e dei legislatori statunitensi – commenta un portavoce di TikTok – Parte degli sforzi includono collaborare con il Congresso e noi ci impegniamo a farlo”.
Nei mesi scorsi vari politici americani erano intervenuti chiedendo un controllo più accurato su quel che succede con TikTok notando ad esempio che i video che documentano le proteste di Hong Kong negli ultimi due anni sono praticamente del tutto assenti. Secondo il senatore Mark Rubio, «Qualsiasi piattaforma di una azienda cinese che raccoglie grandi quantità di dati sugli americani è potenzialmente una seria minaccia per il nostro Paese».
La casa madre cinese di TikTok, ByteDance Technology, è considerata una delle startup in più rapida crescita in Cina, possiede anche l’aggregatore di notizie Jinri Toutiao ed è finanziata con capitale che viene dal colosso giapponese SoftBank ma anche dai venture capitalist americani Sequoia Capital, KKR, General Atlantic e Hillhouse Capital Group.
Gli ultimi risultati dell’azienda, che ha sete anni di vita, sono stati migliori delle previsioni, con un fatturato per il primo semestre del 2019 di 7 miliardi e la sua valutazione attualmente è di 78 miliardi di dollari.