Il diritto all’oblio, che consente ai cittadini europei di chiedere la rimozione di vecchie notizie che li riguardano dai risultati delle ricerche sul web, ”sembra pericoloso”. A mettere in guardia è Tim Berners Lee, l’inventore del World Wide Web.
Intervenendo a LeWeb, la tre giorni parigina dedicata alle startup del settore tecnologico, Berners Lee ha spiegato che rimuovere informazioni false è corretto, ma quelle vere sono importanti sia per la libertà d’espressione, sia per la memoria storica.
“Il diritto all’oblio, al momento, sembra essere pericoloso. Il diritto di accedere alla storia è importante” ha affermato Berners Lee. “È la nostra società, la costruiamo noi. Possiamo definire regole su come usiamo i dati. È molto meglio che cercare di far finta che una cosa non sia mai esistita”.
Previsto da una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 13 maggio, il diritto all’oblio impone ai motori di ricerca di rimuovere dai risultati mostrati i link a notizie ritenute ”inadeguate o non più pertinenti”. La rimozione avviene dopo la valutazione di una richiesta in tal senso da parte di un cittadino europeo.
Il diritto è stato criticato da più parti e soprattutto oltreoceano, dove la regola suona come sorta di una censura. Le critiche non sono mancate anche da parte dei diretti interessati, cioè i motori di ricerca Google, Yahoo! e Bing di Microsoft, che nel valutare le richieste degli internauti devono trovare un equilibrio tra il diritto alla privacy e quello ad essere informati.
Da giugno ad oggi, Google ha rimosso 208mila link dai risultati del suo motore di ricerca, a fronte di 602mila richieste. La compagnia ha negato 294mila rimozioni e deve ancora decidere su poco meno di 100mila richieste.
Per quanto riguarda l’Italia, sono 11.512 le richieste inviate dall’Italia a Google, e 39.602 gli Url che gli utenti con rapporti con il nostro Paese hanno chiesto di rimuovere a partire dal 29 maggio 2014.