Controprosta di Oi ai russi di LetterOne. La compagnia carioca, dopo aver valutato la proposta della società di Mikhail Fridman, circa una possibile operazione di integrazione con Tim Brasil, ha inviato una controproposta chiedendo una trattativa in esclusiva per sette mesi a partire dal 23 ottobre “in relazione ad aggregazioni tra aziende o attività di tlc in Brasile”. E’ quanto si legge in una nota del gruppo telefonico brasiliano Oi che spiega come LetterOne abbia accettato tutti i termini della controproposta.
Se l’operazione si concretizzerà, sottolinea Oi, “si prevede una riduzione dell’indebitamento, un player più robusto, verrebbero generate importanti sinergie ed economie di scala, creando valore per tutti gli azionisti”. “Un potenziale unione di Oi con Tim Participacoes – prosegue ancora la nota – porterà alla creazione di un operatore più completo e ben posizionato, capace di competere con player globali già presenti nel Paese. I consumatori beneficeranno del conseguente rafforzamento della società”.
Letter One è una società di investimento fondata e presieduta dal miliardario russo Mikhail Fridman, tra i proprietari – attraverso Alfa Group – anche di Alfa Bank, la prima banca privata russa. Il gruppo dispone di partecipazioni nei settori dell’energia, delle tecnologie e delle telecomunicazioni, inclusa una quota in Vimpelcom, proprietaria di Wind. Fridman è accreditato da Forbes di un patrimonio personale di 14,6 miliardi di dollari che ne fanno il secondo russo più ricco al mondo.
Telecom Italia, dal canto suo, guarda al Brasile “in un’ottica di creazione di valore”. L’Ad della compagnia, Marco Patuano, ha ha ieri precisato che “oggi pensare a un’integrazione sul mercato brasiliano in assenza di una profonda revisione del contesto regolatorio brasiliano è oggettivamente impossibile”.
“Nessuno ci ha chiesto se vogliamo integrarci con loro, credo che il consiglio di Oi non potesse fare nient’altro che prendere atto della proposta e dire che quindi bisognerà fare dell’ulteriore lavoro – ha aggiunto Patuano, sottolieando che “il contesto brasiliano ha una serie di normative che per stessa ammissione del ministro delle telecomunicazioni richiedono una attualizzazione proprio sulla componente di telefonia fissa”, con una situzione regolatoria che “oggettivamente richiederebbe investimenti molto ingenti”.