“Io farei lo scorporo della rete e la quotazione in Borsa, non necessariamente con l’intervento della Cdp”. Così Carlo Calenda a Repubblica Tv parlando del dossier Tim–Vivendi. Il ministro per lo Sviluppo economico ha fatto il punto sulla situazione e l’esercizio del golden power, i poteri speciali di veto riservati all’esecutivo in una società ritenuta strategica: “Ho mandato all’Agcom una lettera in cui si chiede di valutare se il modo in cui il gruppo Tim è costruito ha senso per la sicurezza nazionale, o se invece un modello più neutrale che separi la rete da chi gestisce i servizi sia più funzionale, come è stato fatto in Gran Bretagna. Questo non ha nulla a che vedere con la nazionalità dell’azionista. Io farei lo scorporo della rete e la quotazione in Borsa, non necessariamente con l’intervento della Cdp. Vedremo cosa dice l’Agcom e poi agiremo di conseguenza, senza intenti punitivi”.
Confermato ancora l’impegno per riportare le società dei servizi alle bollette mensili e non a 28 giorni: “Stiamo verificando se la legge passerà come emendamento al decreto fiscale o nella legge di Bilancio: è già pronto il testo, dobbiamo trovare solo il veicolo”.tuttavia Calenda attenderà il parere dell’Agcom “e poi agiremo di conseguenza senza intenti punitivi”.
Intanto Telecom e il governo rompono il ghiaccio. Ieri primo incontro “positivo” fra il governo e i vertici di Tim dopo l’esercizio del golden power di lunedì scorso da parte di palazzo Chigi sugli asset strategici dell’azienda (Sparkle e Telsy, in attesa di capire come si procederà con la rete fissa dell’azienda Tlc). L’incontro fra l’amministratore delegato di Tim Amos Genish e il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda è andato “molto bene” e potrebbe “aprire una fase nuova” nel rapporto fra Tim e il Governo, a detta del ministro.
“E’ andato molto bene, certamente il migliore da quando io faccio il ministro col management di Tim. Molto aperto, molto rispettoso dei reciproci ruoli e prerogative”. Alla domanda se si sia parlato anche di rete, Calenda ha risposto: “Abbiamo parlato di tutto in modo franco, aperto, poi ovviamente è un primo incontro. Abbiamo deciso di vederci appena loro hanno prodotto il piano industriale e di rivederlo insieme“. Il via libera al golden power non indebolisce la funzione di direzione e controllo di Vivendi sul gruppo telefonico, secondo gli analisti, e l’assetto proprietario non cambia, anche se le prescrizioni del Governo mettono in un certo senso “sotto tutela” di Palazzo Chigi, come ha scritto “Les Echos”, tutte le decisioni che riguardano gli asset strategici per la difesa e gli interessi nazionali, non ultima la rete.
Torna quindi di attualità il dibattito sullo scorporo, e Agcom sta valutando (su richiesta del ministro Calenda) se imporre a Tim la separazione della rete, cioè il conferimento degli asset in una nuova società che sarà controllata al 100 per cento da Tim. “Stiamo parlando di un primo incontro, ma mi sembra che si possa aprire una fase nuova di relazione più costruttiva e più produttiva rispetto al passato”, ha aggiunto Calenda. Lasciando il Mise, Genish si è limitato a dire che “è stato un incontro positivo e produttivo”. Il ministro ha detto che si è “stabilito un metodo di lavoro insieme, che è importante. Invece di ogni volta avere un approccio oppositivo, come è stato in passato, per esempio sulle gare per le aree bianche, discutere prima dei problemi che si possono creare e cercare di risolverli con l’obiettivo principale di avere una maggiore connettività”.
Sul tavolo anche il tema della fatturazione a 28 giorni delle bollette: nei giorni scorsi Calenda le aveva definite inaccettabili, auspicando un rimedio a breve. Genish ha aperto a modifiche purché “trasversali e generiche”.
Secondo il Sole 24 Ore Vivendi starebbe studiando il ricorso al Tar del Lazio contro il decreto governativo che ha attivato il golden power: la decisione sarebbe maturata nel corso di un consulto con i legali del gruppo nella tarda serata di mercoledì, proprio alla vigilia dell’incontro fissato tra il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e il nuovo ad di Tim, Amos Genish. La linea sarebbe stata dettata direttamente dal gran capo di Parigi, Vincent Bollorè – scrive Il Sole – che si sarebbe accorto, ragionando sulla portata degli obblighi imposti a Tim con l’esercizio dei poteri speciali, che da una parte avrebbe perso margini d’azione sul gruppo, pur avendo dichiarato a fine luglio l’avvio dell’attività di direzione e coordinamento, e dall’altra che si sarebbe trovato nella condizione, se avesse deciso di uscire dall’avventura telefonica, di non poter vendere la partecipazione se non a qualcuno gradito al Governo, probabilmente al meglio.