Aziende Ott e telco sono le protagoniste del Diversity Brand Index 2021, progetto di ricerca curato da Diversity e Focus Mgmt volto a misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla diversity & inclusion. L’indice quindi verifica il reale impegno delle organizzazioni sui temi dell’inclusione e della diversità, sempre più determinanti nelle scelte d’acquisto dei clienti e raccoglie i migliori brand per posizionamento nel mercato e le loro attività in Italia nel 2020 sul tema.
I risultati del Diversity Brand Index 2021, che ha visto distinguersi sui venti finalisti (Amazon, Carrefour, Coca-Cola, Durex, Esselunga, Freeda, Google, H&M, Ikea, Intesa Sanpaolo, L’Oréal, Leroy Merlin, Mattel, MySecretCase, Netflix, Pantene, Rai, Spotify, Starbucks, Tim, Vodafone) Google e la piattaforma “Virtual Lis” di Rai, sono stati presentati ieri in diretta streaming in occasione del Diversity Brand Summit 2021, l’appuntamento giunto alla sua quarta edizione che rappresenta un’occasione di confronto unica sul valore etico ed economico dell’inclusione.
Tim e Vodafone le telco al top
Tim è, per il quarto anno consecutivo, è tra i 20 brand valutati come maggiormente inclusivi da consumatori ed esperti del settore. L’azienda sottolinea in una nota che l’attenzione di Tim, rivolta alla valorizzazione di tutti i tipi di diversità, è sempre elevata e comprende tutte le politiche di gestione del personale dal recruiting, allo sviluppo e alla formazione. “Questo riconoscimento conferma l’importanza del programma di iniziative messe in piedi dall’azienda”, ha commentato Luciano Sale, Direttore Human Resources, Organization & Real Estate Tim. “Inclusione per noi significa favorire la creazione di un ambiente in cui nessuna persona rimane indietro. Significa generare valore all’interno di una comunità attiva e viva, quella composta dalle persone di Tim, che si incontra e si rinnova giorno dopo giorno, producendo innovazione e attraendo talento”.
Vodafone d’altra parte è stata selezionata grazie al suo impegno nel contrastare ogni forma di violenza sulle donne. Il progetto preso in esame e riconosciuto è infatti Bright Sky, l’app di Fondazione Vodafone che mette a disposizione della comunità un sostegno concreto grazie alla tecnologia. Sviluppata in collaborazione con Cadmi – Casa delle Donne Maltrattate e Polizia di Stato, Bright Sky è un’app gratuita che fornisce risorse e strumenti concreti alle donne che subiscono violenze e maltrattamenti, tra cui la mappatura dei servizi di supporto su tutto il territorio nazionale, la chiamata rapida al 112 attivabile con un singolo tocco su ogni pagina dell’app, oltre a questionari per valutare il rischio di una relazione e per sfatare stereotipi e luoghi comuni sul fenomeno della violenza. Ad essere riconosciute anche le campagne di sensibilizzazione #ChiedoPerUnAmica e #ScrivoPerUnAmica. “Siamo orgogliosi di questo riconoscimento”, commenta Marinella Soldi, Presidente di Fondazione Vodafone Italia, “e lo siamo ancora di più perché ad essere valorizzato è stato un progetto nato dall’impegno di Vodafone e della sua Fondazione a sfruttare le potenzialità della tecnologia per contrastare la violenza sulle donne, una delle massime urgenze contemporanee, ulteriormente peggiorata con i lockdown imposti dall’emergenza sanitaria”.
I colossi del digitale in pole position, Google vincitore “overall”
Come accennato, a distinguersi sono stati soprattutto i colossi del digitale, tra cui Amazon, Netflix e Spotify, ma ad imporsi come vincitore “overall” dell’indice è stata Google, per il suo lavoro diffuso sulla D&I, soprattutto su gender, orientamento sessuale e affettivo e disabilità. Le motivazioni per il premio evidenziano come l’azienda abbia trionfato “per aver compreso il proprio ruolo di brand consapevole e responsabile, lavorando su iniziative e attività disruptive, capaci davvero di cambiare e migliorare la vita di ognuna e ognuno di noi, abbattendo le barriere tangibili ed intangibili. Per aver tracciato un nuovo pattern nello sviluppo di customer experience diversity oriented, senza mai dimenticare il proprio Dna; per aver integrato i concetti di tecnologia e supporto in maniera diversificata, ma sempre efficace, coinvolgendo partner qualificati”.
Fabio Vaccarono, Vice President – Managing Director Italy di Google, ha spiegato che “fin dalle sue origini, Google è impegnata a rendere la diversità, l’equità e l’inclusione parte di tutto ciò che facciamo: dal modo in cui costruiamo i nostri prodotti, al modo in cui interagiamo con le persone nel posto di lavoro. Nel realizzare questa visione, abbiamo sempre sentito un elevato livello di responsabilità verso la società e la comunità in cui operiamo: per questo abbiamo fatto nostro il compito di incoraggiare rispetto, equità, uguaglianza nella diversità e inclusione”.
Alla Rai il premio digital con Virtual Lis
Rai ha invece vinto grazie a una “iniziativa che più di altre ha saputo utilizzare la tecnologia in maniera differenziante nello sviluppo di una cultura di inclusione. Per aver compreso che in tutti i contesti è fondamentale sentirsi incluse ed inclusi, dal mondo scolastico al mondo culturale fino a quello professionale. Per aver sviluppato una piattaforma B2b2b, inquadrando anche il ruolo degli operatori intermedi, dei loro bisogni e la loro centralità per affermare un nuovo paradigma di inclusione. Per aver semplificato e reso accessibile la fase di progettazione di contenuti nella lingua italiana dei segni mediante avatar digitali; per aver lanciato una piattaforma web che tramite il ‘Dizionario’ consente di visualizzare tutti i segni Lis presenti nel database e attraverso la sezione ‘Traduzione’ permette di generare nuovi contenuti in Lis”.
Giovanni Parapini, Direttore Rai per il Sociale, ha commentato: “Mentre vige ovunque la regola ferrea del distanziamento fisico, il servizio pubblico sa essere – come è suo dovere – fattore di coesione: contribuisce cioè a rompere l’isolamento di quelle persone che del contatto con gli altri hanno un bisogno vitale. Lo fa stavolta con un progetto che mette insieme un forte valore sociale e una tecnologia d’avanguardia, come è tipico delle realizzazioni del Crits Rai, il Centro Ricerche, Innovazione tecnologica e Sperimentazione della Rai a Torino. Il Virtual Lis è rivolto alle persone sorde segnanti, con un Avatar che si esprime nella Lingua Italiana dei Segni: una piattaforma che si è ulteriormente arricchita con un’applicazione pensata per la didattica, che permette di imparare la Lis via web e generare nuovi contenuti. È un modo molto concreto attraverso il quale il servizio pubblico ribadisce che nessuno deve sentirsi escluso”.