L’alleanza con Vodafone sul 5G, il progetto con Open Fiber e l’obiettivo di riduzione del debito per rilanciare la compagnia. All’indomani del via libera da parte del cda del piano industriale, l’Ad Tim, Luigi Gubitosi espone in conference call i dettagli della strategia. A farla da padrone la delicata questione della rete. Rispondendo a chi gli chiedeva se la società possa perderne il controllo l’Ad ha detto di non escludere nulla in caso di un eventuale accordo con Open Fiber.
Gubitosi, comunque, ha specificato che prima si dovranno conoscere “numeri” e “fatti” concreti su questo fronte, e solo successivamente si discuterà di temi come su a chi spetti “il controllo”. In ogni caso, ha precisato il manager “decideremo cosa è meglio per la compagnia” ma al momento “è troppo presto per fare promesse e annunci”.
Attualmente, ha puntualizzato, con Open Fiber “stiamo lavorando su ’50 sfumature di rete’: accordo commerciale, partnership. Sono tutte cose molto promettenti e in termini di valore potremmo creare una cosa molto forte se arriveremo a una completa combinazione. Riteniamo che potenzialmente questo possa essere una cosa che creerà valore con la rete unica, ma non soltanto per Tim e Open Fiber, ma anche per i cittadini italiani e tutti gli stakeholder”.
“E’ stato un errore strategico fatto in passato di non acquisire Metroweb – ha poi spiegato – Ora siamo in una situazione in cui c’è rischio di una grossa sovrapposizione e spreco di risorse. Stiamo cercando di capire e quantificare e numeri e su questo le possibilità di creazione di valore”.
Focus anche sull’accordo con Vodafone per lo sviluppo del 5G. I due operatori intendono avviare una partnership per la condivisione della componente attiva della rete 5G, valutare la condivisone degli apparati attivi della rete 4G e ampliare l’attuale accordo di condivisione passivi. La cooperazione è mirata ad adeguare le rispettive reti di trasmissione in fibra per il backhauling mobile. In dettaglio si valuterà l’aggregazione in un’unica entità delle rispettive infrastrutture passive, per un totale di 22.000 torri in Italia. Sebbene il Mou non sia vincolante le due società hanno deciso di concordare una trattativa in esclusiva sulla negoziazione del progetto complessivo.
Come spiegato da Gubitosi l’accordo permetterà un forte risparmio sugli investimenti per il 5G: “Ci sarà una riduzione considerevole degli investimenti tra il 20% e il 30% in meno, investimenti che prima erano individuali ora saranno fatti insieme. È un accordo significativo sotto tutti i punti di vista”. Tim punta a perfezionare l’intesa entro il 2019 in modo da essere operativi dal 2020.
Nonostante siano operazione strategiche, quelle messe in campo con Of e Vodafone, “non sono assolutamente prese in considerazione nel piano”, ha detto l’Ad, per quanto riguarda l’obiettivo di ottenere ricavi da servizi stabili.
“Al Financial Times ho detto che Tim deve tornare a essere una società normale – ha proseguito il manager – E una società normale è quella in cui un ceo completa il proprio mandato con il board e che dà il dividendo agli azionisti”.
“Per quanto riguarda i dividendi – ha spiegato Gubitosi -, perché mi interessa soddisfare gli azionisti, penso che sia normale che la società che opera in un mercato maturo paghi dividendi agli azionisti. Questo è un nostro obiettivo, ma nel piano non sono sicuro che riusciremo a raggiungere un livello ‘investment grade’ che ci farebbe stare più tranquilli”.
Gubitosi ha assicura che “accelereremo il deleverage e in caso considereremo” il dividendo, che però “non è nel piano, ma ci interessa moltissimo, e quindi l’obiettivo finale è quello di ricominciare a distribuire i dividendi per soddisfare gli azionisti, le persone per cui lavoriamo”. Infine le azioni di risparmio. Secondo il manager sono uno strumento “giurassico”.
“Tutti se ne sono liberati – ha ricordato – Se abbiamo le condizioni giuste dovremo fare la stessa cosa e liberarcene. Credo ci sia sostegno nel board e credo che dovrebbero essere convertite, è solo questione di tempo, anche se è una decisione che deve essere presa dall’assemblea. La mia opinione è che vadano convertite. Ma su questo deciderà l’assemblea”.
Secondo Asati, rispetto al piano, sono certamente positivi il non binding MoU su “network sharing” con Vodafone, soprattutto per la parte su “active network sharing” così come il tavolo aperto con Open Fiber per valutare possibili sinergie e la realizzazione di un’unica rete, “poiché – spiega la nota dei piccoli azionisti – lo sharing riduce il Tco della rete e migliora la sostenibilità. Sarà molto importante vedere, in tempi brevi, il risultato del tavolo con Open Fiber e avere maggiori dettagli sul piano 2019-2021”.
Ma il vero nodo resta la governance e il conflitto tra Vivendi ed Elliott. “In questo scenario Asati si augura che Cdp, che ha annunciato di voler acquistare azioni Tim per arrivare al 10% avendo oggi raggiunto il 5,04%, abbia un ruolo più attivo per definire una soluzione ai problemi di governance e le sinergie con Open Fiber”, dice Asati.