Via libera da parte delle commissioni Ambiente e Industria del Senato all’emendamento del Governo dl Asset che “travasa” nel decreto il dl Tim, quello che crea la cornice per l’operazione di acquisizione di una quota di minoranza della NetCo (fino al 20%) da parte del Mef.
Kkr, dal cda di Tim proroga per la presentazione dell’offerta
Il consiglio di amministrazione di Tim, riunito sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha ricevuto un aggiornamento sullo stato delle negoziazioni in corso con Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (Kkr) per la valorizzazione di Netco e ha deliberato all’unanimità dei presenti di concedere la proroga al 15 ottobre, richiesta dal fondo, del periodo di esclusiva per la presentazione dell’offerta vincolante su Netco. La scadenza originaria era stata fissata al 30 settembre.
Il nodo giuridico sullo spin off della rete
In occasione del cda l’Ad Pietro Labriola ha presentato un aggiornamento sullo stato delle negoziazioni in corso con il fondo americano per la valorizzazione della rete, a valle della quale si è deciso appunto di concedere la proroga.
I consiglieri hanno anche esaminato i tre pareri legali (del notaio Piergaetano Marchetti, degli avvocati Giuseppe Portale e Andrea Zoppini) su un aspetto procedurale legato all’operazione di separazione e vendita della società della rete, quale sia l’organo a cui compete la decisione in merito se il cda o l’assemblea.
Secondo le indiscrezioni di stampa i tre giuristi concordano sul fatto che la materia sia di competenza del cda a meno che lo statuto della società non riservi espressamente la competenza su alcune materie specifiche all’assemblea.
La posizione di Vivendi
Vivendi, però, vista la portata dell’operazione e il suo valore – l’offerta valorizza Netco 23 miliardi di euro ma i francesi sostengono valga molto di più – ritiene che sia materia da sottoporre al voto dei soci in un’assemblea straordinaria, dove peraltro farebbe pesare tutto il suo 23,75%, una quota che le permetterebbe di bloccare l’operazione visto che per una delibera serve il voto a favore dei due terzi del capitale presente. Un’assemblea ordinaria non è contemplata, potrebbe essere solo consultiva per misurare il gradimento dell’azionariato all’operazione che sarebbe comunque deliberata dal consiglio.
I francesi, che per ora non hanno messo al lavoro i loro legali, hanno chiesto al board la pubblicazione di quei pareri e intanto si preparano a incontrare il Mef. La data dell’incontro del presidente del consiglio di sorveglianza Yannick Bollorè e dell’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine con il ministro Giancarlo Giorgetti non è stata resa nota ma l’appuntamento, secondo indiscrezioni, sarebbe in agenda settimana prossima, per il 5 ottobre.
Il commento degli analisti
Secondo Intermonte “il mancato passaggio assembleare faciliterebbe la cessione della rete e senza rischi di opposizione da parte di soci in disaccordo, ma dall’altro potrebbe comportare rischi legali con azioni di responsabilità in capo al cda e/o un eventuale ricorso d’urgenza in base all’articolo 700 del Codice di Procedura Civile per impugnare la delibera , iniziative che con buona probabilità sono destinate a decadere considerando gli autorevoli pareri legali raccolti da Tim”.
In caso di assemblea l’approvazione non sarebbe scontata, senza il voto di Vivendi. “Pesando i diversi rischi e benefici – dicono gli analisti – la scelta di procedere con una delibera del cda e di evitare il confronto assembleare ci sembra quella più ragionevole e preferibile, ma molto dipenderà dalla posizione dei consiglieri Tim (ricordiamo che l’attuale cda scade a fine anno)”.
Anche per gli analisti di Banca Akros, questo è il punto cruciale “che rappresenta il collo di bottiglia per l’approvazione dell’accordo”. Infatti, il supporto di Vivendi è chiave, “anche considerando le possibili azioni legali che ci potrebbero essere in caso di voto in cda. Le negoziazioni con il Governo italiano potrebbero aiutare a trovare un accordo”.