La triste vicenda di Tiziana Cantone non deve cadere nell’oblio. Ironia della sorte: proprio Lei che ha invocato il diritto all’oblio non dovrà mai essere dimenticata. Avevo deciso di non scrivere una riga su questa vicenda perché mi pareva di strumentalizzare una morte per dissertare scientificamente del diritto all’oblio di cui ormai parlo da anni e in tempi non sospetti. Ora ha cambiato idea perché vorrei che la storia di Tiziana non riempisse le prime pagine di tutti i media solo per una settimana per poi finire nell’oblio insieme a tutte le altre vite spezzate dall’abuso dell’Internet.
In queste ore tutti “sono caduti dal pero” e hanno dissertato sulla violenza nel Web e sulle leggi necessarie e sull’educazione digitale. Dove erano questi tutti quando nelle aule di tribunale si lottava – sottoscritta compresa – per ottenere l’oblio e il risarcimento di tutti i danni causati dall’ingiustizia di una cancellazione dalla Rete che giunge solo dopo “qualche anno”? Devo ammettere che personalmente ho trovato Giudici aperti e sensibili al problema ma ne ho trovati altri ancora chiusi.
Perché questi tutti, fior di intellighentia nostrana, non si sono mossi prima promuovendo i valori sani della cultura digitale? Perché di questo si tratta: è una questione di sentire sociale.
La questione del trattamento dati on line è sempre stata sottovalutata nel nostro Paese: è un fatto. Chi l’ha mai presa sul serio? Forse alcune aziende per timore delle multe. Poco la Pubblica amministrazione che fatica ancora a tenersi in equilibrio tra privacy e legge sulla trasparenza. I giornali spesso “si dimenticano” di aggiornare le notizie. I cittadini a volte abusano dell’Internet e quello che è più grave continuano ad usarlo come se fosse il “giornaletto del quartiere”.
I dati personali on line siamo noi. Si è ancora capito seriamente? Quando viaggi in autostrada e subisci un incidente puoi riportare lesioni fisiche e a volte morire. Ecco perché dobbiamo rispettare tutte le misure di sicurezza necessarie come rispettare il limite di velocità, la distanza di sicurezza, le cinture, eccetera.
Quando viaggi sulle autostrade digitali della Rete puoi ugualmente restare vittima o causare un incidente che provoca lesioni alla vita di relazione gravi o talmente gravi da condurre al suicidio. Perché sulle strade elettroniche non usiamo misure di sicurezza? Perché è tutto virtuale? Che sciocchezza: la nostra vita quotidiana reale si svolge almeno per tre quarti on line.
Viaggiare nell’Internet è una cosa seria perché on line si può anche morire. Tiziana Cantone non dovrà mai essere dimenticata ma dovrà restare stampigliata nelle nostre menti come un marchio di fuoco che dice: “Fa che non sia morta invano”.