Il 2023 sarà l’anno della svolta industriale per il settore delle telecomunicazioni in Italia? La strada sembra tracciata ma fra il dire e il fare è il fattore “tempo” a far risuonare il campanello di allarme. Il principale dossier sul tavolo del Governo è il dossier Tim legato a doppio filo con quello Open Fiber: la rete unica si farà davvero? Le due aziende sono destinate a incrociare i propri destini? E se sì quando? C’è il rischio di perdere sinergie da sovrapposizione a partire dal 2025-2026. Dunque, bisognerà accelerare se non si vorrà rischiare di mandare in fumo mesi e mesi di interlocuzioni.
La rete nazionale e la “nuova” Tim
Da quel che ne sarà di Tim dipende tutta la strategia Paese in materia di banda ultralarga e di conseguenza di digitalizzazione dell’Italia. Una rete nazionale a controllo pubblico rappresenta un deciso e decisivo cambio di passo per il Paese e per l’azienda: In particolare il 14 febbraio 2023 si riunirà il consiglio di amministrazione per l’esame dei dati preconsuntivi 2022 e del piano industriale 2023-2025, prima ancora che sia trovata una quadra sul piano strategico 2021-2023 che punta alla creazione di Netco e ServCo, le due costole da cui dipende la nuova impalcatura del business e anche del debito.
Evitare un nuovo caso Alitalia
Determinante la questione occupazionale: migliaia i dipendenti in ballo e bisognerà evitare assolutamente un nuovo “caso Alitalia” – il principale timore dei sindacati di settore. Un caso Alitalia che potrebbe estendersi a macchia d’olio a tutti gli altri operatori. Nel 2010 gli operatori hanno generato 10,5 miliardi di euro di cassa, valore sceso nel 2021 a 1,1 miliardi di euro, il più basso di sempre. E dal 2010 gli operatori hanno investito circa 79 miliardi di euro, valore assoluto e in percentuale sui ricavi, superiore a quello degli investimenti in reti di distribuzione e trasporto per altri servizi di pubblico interesse – evidenzia l’Asstel secondo cui considerando anche gli investimenti per l’acquisto e il rinnovo delle licenze (solo per quelle 5G sono stati investiti 6,5 miliardi di euro) il valore complessivo dal 2010 supera i 90 miliardi. Il tutto, dunque, a fronte di una dinamica dei ricavi e dei margini in decisiva controtendenza.
La guerra dei prezzi principale spina nel fianco
La guerra dei prezzi resta la principale spina nel fianco: come evidenziato dal Presidente di Digital360, Andrea Rangone, in occasione di Telco per l’Italia, il fenomeno non solo italiano ma perlopiù italiano è anche segno anche della mancanza di visione e coraggio manageriale. “Ci troviamo ogni anno a fare il punto della situazione e ogni anno siamo allo stesso punto. Il quadro è allarmante, non ci si sta rendendo conto di quel che potrebbe accadere ormai a breve termine, ossia una capacità sempre minore di generare cassa”.
Il ruolo dell’Agcom
Servirà un intervento incisivo a livello anche di autorithy, alias di Agcom? Gli operatori aumenteranno i prezzi dei piani tariffari sull’onda del generale aumento dei prezzi innescato dalla crisi macroeconomica e dell’inflazione crescente? E quale ruolo giocherà il Governo?