Al netto del “caso BT” questo inizio 2017 ha portato una ventata di buone notizie per il mercato italiano delle Tlc. A parlare sono i numeri, in particolare quelli del business domestico. Tim ha chiuso l’ultimo trimestre 2016 con una crescita del 2,7% delle attività nazionali. E la Business Unit Domestic, che da tempo oramai immemore incarna il ruolo della “zavorra”, è tornata a fare la locomotiva invertendo un trend negativo consolidato e recuperando ben 4 punti percentuali sulla chiusura 2015 (il terzo quarter chiuse a -2,6%).
L’Italia ha brillato anche in casa Vodafone: mentre il fatturato di Gruppo ha subito un calo del 3,9%, da noi le revenue nel terzo trimestre 2016 sono aumentare del 3%. E la costola italiana si è distinta anche sul fronte dei ricavi da rete fissa, che nei tre mesi in questione hanno registrato un balzo di quasi 12 punti percentuali (11,9% per l’esattezza). In attesa degli ultimi conti disaggregati di Wind e 3 – la società capitanata da Maximo Ibarra aveva intanto archiviato al rialzo il terzo trimestre con un’impennata al 40,8% del margine Ebitda – il 2017 sembrerebbe dunque promettere più che bene. Fastweb, per concludere il giro, ha da poco annunciato l’acquisizione di Tiscali Business, segnale che la telco guidata da Alberto Calcagno intende posizionarsi sempre di più come attore di riferimento per aziende e PA, oltre a investire nella posa della fibra. L’esercizio 2016 si è chiuso con una marginalità in crescita di quattro punti percentuali attestandosi al 37%. E il risultato netto è stato positivo per 95 milioni di euro, più che triplicato rispetto al 2015 (+239%).
Ed è infatti sulla banda ultralarga, fissa e mobile, che sono puntati i riflettori di tutte le telco – compresa Tiscali, che vuole farsi una propria rete ultrabroadband – sia in termini di investimenti nelle infrastrutture sia di offerte ai clienti finali. E bastano i nuovi spot a rendere l’idea di quanto la fibra sia diventata il fiore all’occhiello delle offerte. Per gli italiani del resto Adsl è un acronimo oramai familiare al punto da configurarsi alla stregua di una “commodity”, quantomeno per chi usa Internet non solo per navigare ma anche per scaricare film e video. E lo stesso vale per i “Giga” sugli smartphone. Stando agli ultimi dati dell’Osservatorio Agcom gli accessi alle reti i fibra in Italia sono aumentati in un anno di 720mila unità e a fare la parte del leone sono Telecom e Vodafone.
Il 2017 sarà un anno importante anche s soprattutto sul fronte della competizione: oltre al “colosso” Wind-3 sul mercato è arrivata la new entrant Open Fiber, la fiber company creata da Enel, che non solo ha già inaugurato i cantieri ultrabroadband nelle prime località del Piano da 224 città, ma si prepara a scavare e posare i cavi anche e soprattutto nelle aree bianche del Paese, quelle a fallimento di mercato: la società guidata da Tommaso Pompei, a meno di sorprese last minute, ha di fatto incassato il bando da 1,4 miliardi per cablare le sei regioni oggetto del primo bando Infratel. E prima o poi sbarcherà nel nostro Paese anche Iliad, che si è già dotata di asset acquistandoli da Wind-3.
Insomma il fermento c’è e per le telco sembra essersi aperta una stagione di nuovo al rialzo. A dispetto di chi le dava per perdenti nella sfida con gli Ott e a chi le considerava “dumb pipes” sull’orlo di un precipizio. Certo, non sono più le telco di una volta, e non a caso Telecom si è auto-ribattezzata “A Transforming Company”. E di erto bisognerà fare i conti con la domanda, quella vera, quella di massa. Ma l’avvento di Internet sulla Tv – altro medium dato per morto – potrebbe rappresentare l’asso nella manica per molti. Non è un caso se a Vivendi fa tanto gola Mediaset.