I prezzi della telefonia mobile sono scesi del 50% in tre anni (2001-2013). E’ quanto emerge da uno studio di Asstel e Università di Tor Vergata basata su dati forniti da Telecom, Vodafone, Wind e H3G, secondo cui per i consumatori il risparmio medio si attesta tra i 100 e i 240 euro l’anno.
Secondo il rapporto di Asstel i prezzi del mobile nei tre anni osservati (2011-13) si sono praticamente dimezzati registrando un calo del 46,7%, mentre i servizi voce e Sms sono diminuiti del 45,3% e quelli internet del 50,1%. I dati sono stati a lungo in contrasto con gli indicatori Istat: nel biennio 2011-2012 ad esempio l’Istat aveva stimato una crescita dello 0,9% per i servizi mobili mentre si è avuto un calo del 35%.
In particolare, dallo studio emerge che tali riduzioni hanno determinato risparmi mensili tra gli 8-10 euro per un profilo di consumo entry level e su base annuale di 100-200 euro al mese (240 euro l’anno).
Ma come, come evidenziato dal presidente di Asstel Cesare Avenia, in occasione della presentazione del report, l’istituto di statistica a partire dal 2013 ha accolto le osservazioni degli operatori e ha rivisto i propri indicatori “giungendo a risultati analoghi a quelli riscontrati dall’associazione”.
Secondo Asstel la sottovalutazione dei cali dei prezzi è da addebitarsi soprattutto nel non vare considerato – da parte della autorità competenti – il peso assunto dalle “opzioni tariffarie”.
“Lo studio mette in evidenza come il settore Tlc abbia avuto un ruolo ben più ampio e significativo nello sviluppo dell’economia e nell’attenuare gli effetti della crisi sui consumatori e sulle imprese, di quanto si era fino ad ora valutato. Alla riduzione dei prezzi dei servizi di Tlc, infatti, è corrisposto un utilizzo delle reti mobili sempre più esteso, diversificato e di maggior qualità – ha commentato Avenia – Le dinamiche di business del settore caratterizzate da un’alta competizione, accompagnata da significativi investimenti, necessari per stare al passo con l’innovazione tecnologica, hanno inciso in modo determinante sulla realtà italiana con benefici che, tuttavia, ancora stentano a trovare la giusta valorizzazione sul piano politico e regolamentare”.
Per limitarsi solo al mobile, va rilevato che tale tecnologia oggi è accessibile a tutti, a prezzi fra i più bassi d’Europa, tanto che in Italia vantiamo uno dei livelli di penetrazione più elevati al mondo e il più alto in Europa. In complesso gli operatori di Tlc contribuiscono al totale degli investimenti nazionali con circa 6 mld di euro l’anno, pari al 16% dei ricavi, quota più alta in Europa.
“A fronte delle performance offerte dal settore Tlc nel trasferire al paese i benefici dell’innovazione tecnologica, in termini di risparmi economici, maggior efficienza, ampliamento delle possibilità di scelta, servizi sempre più numerosi e diversificati – ha concluso Avenia – non è accettabile continuare ad avere risposte istituzionali tardive, insufficienti, intrappolate da procedure lunghe e farraginose che di fatto creano ostacoli allo sviluppo degli investimenti. Se con l’Istat siamo riusciti a stabilire un dialogo costruttivo destinato a rafforzarsi per mettere a disposizione delle politiche di settore una base informativa sempre più affidabile, non altrettanta attenzione riusciamo a ottenere su altre istanze di primaria importanza, quali i regolamenti tecnici sulle reti fisse e mobili di nuova generazione, che attendiamo da oltre due anni. Oggi gli operatori affiancano, alla concorrenza sul fattore prezzo, una maggiore enfasi competitiva su qualità e nuovi servizi. Sarebbe urgente che una trasformazione qualitativa avvenisse anche da parte di chi deve legiferare e rendere attuative le norme, considerando che la banda ultralarga deve costituire l’infrastrutturazione su cui rilanciare la crescita e la competitività del Paese, come riconosciuto dal Governo e per la prima volta espressamente citato nel discorso di insediamento del Presidente della Repubblica”.