DG COMPETITION

Tommaso Valletti: “Concorrenza & innovazione, così l’Europa affronta la sfida”

Il nuovo Chief Economist italiano di DG Competition descrive a 360 gradi lo scenario in cui si muove la Ue per garantire competitività. Da Google ai merger Tlc, dal ruolo dell’antitrust agli aiuti di Stato, ecco le priorità per vincere la scommessa globale

Pubblicato il 08 Set 2016

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Qual è il ruolo di concorrenza e regulation nell’economia moderna? E come si muoverà la Commissione europea su questi temi? Lo spiega Tommaso Valletti (insegna all’Imperial College London e all’università romana di Tor Vergata, Academic Director del Centre for Regulation in Europe), nuovo Chief Economist di DG Competition, in un’intervista su Accelerating News: “La concorrenza è uno dei più potenti motori di crescita, permette di far emergere le idee e remunerare i talenti”, afferma Valletti. Ma, chiarisce il professore: “La concorrenza funziona a determinate condizioni: non si può lasciare tutto al mercato. Senza il rispetto di quelle condizioni, la libera concorrenza non produce gli stessi effetti positivi”.

Una delle più importanti sfide economiche oggi per i governi democratici, continua Valletti, è permettere alle aziende di operare liberamente, assicurando al contempo il rispetto della concorrenza leale e la distribuzione di valore a consumatori e contribuenti. “Il ruolo del Chief Economist va compreso in questo contesto”.

DG Competition lavora in tre macro-aree “essenziali per mantenere la nostra economia competitiva”, sottolinea Valletti. Innanzitutto, guarda ai grandi merger che hanno dimensioni europee: sì al consolidamento che produce efficienza, anche per i consumatori, no alle fusioni il cui primo obiettivo è l’aumento dei prezzi. Qui Valletti cita la bocciatura europea del merger britannico tra Three Uk e O2 Uk.

Secondo, DG Competition si occupa di far rispettare le norme antitrust: chi detiene un forte potere sul mercato non deve abusarne. L’esempio citato è Google: “Niente di sbagliato se Google è il primo motore di ricerca in Europa, nessuno nega che siano bravissimi. Ma vogliamo essere sicuri che Google non usi il suo potere di mercato per soffocare la concorrenza e l’innovazione“.

Il terzo aspetto del lavoro di DG Competition riguarda gli aiuti di Stato. “I governi con brevi cicli di vita tendono a cedere alle pressioni e a spendere i soldi delle tasse per salvare aziende in crisi, pena, dicono, la perdita di posti di lavoro. Pensiamo ai miliardi di euro dati al settore bancario. O, da italiano, penso ai soldi sperperati per un’azienda come Alitalia. Ma in base alle regole attuali i governi ci devono convincere con solide prove che il loro intervento è necessario o si rischia che questi aiuti siano sleali nei confronti degli altri attori del mercato e anche dei cittadini”.

Quanto alle sfide per l’economia europea oggi, Valletti cita la creazione di una “cultura dell’innovazione” come primo obiettivo. L’Europa deve far meglio nell’attrarre e trattenere i talenti, usando strumenti quali l’offerta di chiare prospettive di carriera, procedure di assunzione efficienti, adeguati benefit.

Importante anche la capacità dell’Europa di fare ricerca e sviluppo e di promuovere gli studi scientifici fin dalla scuola. Per Valletti conta molto anche sostenere le piccole e medie imprese che investono in tecnologie e aiutarle a crescere e partecipare al mercato globale.

Occorrerà poi mettere in collegamento il mondo accademico con quello dell’industria, per assicurare che la ricerca abbia applicazioni concrete e utili, ma sempre preservando e difendendo “l’integrità e l’indipendenza dei ricercatori, un equilibrio difficile da trovare oggi anche per la riduzione dei fondi pubblici per la ricerca, un trend molto preoccupante”, afferma Valletti.

Le sfide per l’Europa ovviamente non sono solo queste. Timori e pessimismo diffusi, immigrazione, distribuzione non equa del reddito sono aspetti che l’Europa ha trascurato troppo a lungo e che favoriscono le tensioni. “Ammetto anche che il messaggio dell’Europa ha in parte fallito, ma io credo che possa beneficiare grandemente dalla collaborazione globale costruendo e difendendo le proprie competenze nelle scienze e nella tecnologia e preparandosi a muoversi come entità unica per massimizzare i benefici”, conclude Valletti. “Per esempio, gli scienziati collaborano su scala globale da cinquant’anni grazie all’istituzione del Cern e a continueranno farlo per anni; in molte aree è così che gli scienziati lavorano e le strutture offerte da questi enti di ricerca assicurano che l’Europa sia leader nel mondo”.

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