«In un mondo in cui i protagonisti sono sempre più i fornitori di contenuti, l’emergere di un nuovo modo di fruire dei media e dei servizi televisivi sta aprendo nuove opportunità di business anche in settori contigui, come nel caso delle infrastrutture. E’ questo uno dei motivi del consolidamento in atto nel campo delle torri di trasmissione per le telecomunicazioni mobili, come sta accadendo in Europa e in Italia».
A dare a CorCom una lettura di cosa sta accadendo nel campo delle torri per il mobile, tra aste passate, in corso e future, è Carlo Cambini, docente di Economia industriale al dipartimento di ingegneria gestionale del Politecnico di Torino.
Cambini, quali sono i motivi alla base del consolidamento?
Credo siano quelle “classiche” di queste situazioni, e sono legate principalmente all’investment sharing. L’update tecnologico delle reti per il 4G e in vista del 5G richiedono ingenti investimenti: per avere una copertura adeguata gli operatori dovranno sostenere costi rilevanti, e in questo caso si tratterà di ottenere la maggior copertura con il minor esborso possibile. Sfruttando le stesse infrastrutture di trasmissione si copre, a parità di investimento, più territorio di quanto si copra da soli. E’ una dinamica paragonabile a quella che si verifica nel campo delle telecomunicazioni fisse con gli accordi di partenariato tra diversi operatori per la copertura in fibra ottica di alcune porzioni di territorio. Se a questo aggiungiamo il fatto che la gran parte degli operatori sono impegnati sia nel fisso sia nel mobile, e hanno quindi una doppia esposizione nell’investimento, le ragioni di quel che sta accadendo appaiono ancora più chiare.
Consolidamento vuol dire anche razionalizzazione delle infrastrutture?
Certo, con il passaggio a nuove tecnologie sarà possibile anche eliminare tutte le duplicazioni di infrastrutture che oggi sono presenti in molte aree del Paese. Piuttosto che dare vita a “doppie torri” per lo stesso tipo di copertura, molti operatori troveranno più conveniente razionalizzare.
Quali saranno le convenienze per i nuovi proprietari delle torri “cedute” dagli operatori mobili?
In questo meccanismo si sono create delle nuove aree di business, come nel caso dei gestori delle antenne, che diventano gestori di infrastrutture fisiche attraverso le quali domani si potranno offrire tanti diversi servizi: è una specie di business “a latere”. Oggi noi pensiamo alla telefonia mobile ancora in maniera tradizionale, ma in prospettiva diventerà sempre più un grande “portatore” di contenuti in mobilità, come i servizi video e televisivi. Diventerà un’infrastruttura fisica che ha come compito quello di gestire le frequenze sia per il mobile sia per la televisione. Indubbiamente è una novità per l’Italia, ma in giro per l’Europa non lo è. In Inghilterra ci sono operatori, come Arcadia, che gestiscono antenne di multiplex televisivi e stanno comprando antenne di telefonia mobile, e lo stesso sta facendo la spagnola Abertis.
Vede una sinergia possibile tra le torri broadcasting e quelle per le tlc mobili?
Non stiamo parlando dell’integrazione Tv-Telefonia, ma di un’integrazione tecnologica. La stessa infrastruttura che oggi trasmette su “n” frequenze, utilizzate ad esempio per la televisione, potrebbe domani vederle affidate alla telefonia mobile: a quel punto l’operatore avrebbe già a disposizione le reti e potrebbe iniziare da subito fornire il proprio servizio. La questione è avere a disposizione torri che domani possono garantire la fornitura di diversi servizi, più o meno integrati l’uno con l’altro, e ottimizzare anche l’utilizzo delle frequenze.
Ma quello che sembra oggi uno dei principali driver per lo sviluppo della banda ultralarga, a prescindere dalla tecnologia con la quale si utilizza il servizio, sono certamente i contenuti. Il fornitore di contenuti ha la posizione più rilevante sul mercato: l’infrastruttura è quasi una commodity. Alla fine quello che mi pare sia sempre più importante è l’essere fornitori di contenuti: per riuscirci c’è bisogno di infrastrutture, e qui nasce la nuova opportunità.
E’ ipotizzabile o auspicabile la nascita di un campione nazionale anche per le tlc mobili?
Non vorrei parlare di campioni nazionali, qualora si creasse il grande operatore che gestisce tutti i segnali, per il mobile o multiplex, subentrerebbe il problema di dominanza del mercato, con l’esigenza di intervenire ex ante con la regolazione per l’accesso alle torri. Non dimentichiamo infatti che se alla fine le connessioni mobili o mutiplexing potranno portare centinaia di megabit di connessione, potranno in prospettiva anche fornire servizi internet in concorrenza con le infrastrutture in fibra, anche se a un diverso livello di qualità.