Prima l’emergenza sanitaria e la carenza di chip, poi negli ultimi giorni, la decisione di interrompere la produzione in Russia e abbandonare le esportazioni nel paese in seguito all’invasione dell’Ucraina. Ora per Toyota e Volkswagen si prospettano altri tempi duri. A pesare sono da un lato le restrizioni annunciate dal governo cinese per far fronte alla nuova impennata di contagi da Covid-19 e dall’altro, in particolare per la società nipponica, ancora la persistente carenza di semiconduttori. Risultato: le due società hanno già sospeso parte della produzione in Cina, sperando di tornare a una parziale normalità quando il lockdown finirà – se le previsioni saranno confermate – la prossima settimana, tenendo comunque presente il diffuso timore che restrizioni simili possano presto essere annunciate anche in altre regioni.
Analoghi annunci di sospensione, causa lockdown, sono stati dati anche dall’assemblatore di iPhone Foxconn e da alcune aziende più piccole. Foxconn assembla alcuni smartphone e tablet a Shenzhen, megalopoli da 17 milioni di abitanti che ospita alcune delle più grandi aziende cinesi tra cui Huawei, Byd Auto, Ping An Insurance e Tencent Holding, operatore del popolare sistema di messaggistica WeChat. Tuttavia, Foxconn ha spostato la maggior parte della produzione fuori città. Una strategia seguita anche da altri produttori, che mantengono a Shenzhen solo ricerca e sviluppo, finanza e marketing, funzioni che comunque possono essere svolte dai dipendenti che lavorano da casa. Questo, secondo alcuni, potrebbe alleviare il rischio di carenza di beni particolari, come appunto i telefoni.
Volkswagen confida nella ripresa
Volkswagen fa parte di una joint venture con il gruppo cinese Faw. I due partner stanno costruendo automobili a Changchun, un’altra delle città colpite dalle nuove restrizioni governative. Lo stabilimento locale della casa tedesca, che produce veicoli e vari altri componenti, dovrebbe tornare in funzione mercoledì, ma la ripresa delle operazioni potrebbe essere posticipata se verranno annunciate altre restrizioni.
E Toyota chiude la produzione a Fujimatsu per carenza di chip
Anche Toyota sta lavorando con Faw come parte di una joint venture separata e, proprio come Volkswagen, ha sospeso le operazioni negli stabilimenti di Changchun. Ma per la società nipponica la situazione è ancor più pesante di quella della rivale. Subito dopo aver annunciato lo stop causa lockdown, ha infatti comunicato di aver deciso anche la sospensione di una delle due linee di produzione dello stabilimento di Fujimatsu, tra il 22 e il 31 marzo, a causa della carenza di chip.
Toyota aveva chiuso gli stabilimenti giapponesi il 1 marzo dopo che un cyber-attacco a un fornitore aveva colpito la piattaforma di ordini e consegna di componenti. Dall’inizio dell’anno ha sospeso a intermittenza la produzione su diverse delle sue 28 linee di produzione (in 14 stabilimenti) in Giappone e anche oltreoceano. La casa automobilistica ha fissato l’obiettivo di produrre un record di 11 milioni di veicoli nell’anno fiscale 2022 (tra il prossimo aprile e marzo 2023), un obiettivo che spera di raggiungere con successivi aggiustamenti.
A questo punto, è difficile stimare quando le cose potrebbero tornare alla normalità, ma a prima vista, il blocco cinese, le sanzioni russe e i problemi di carenza di chip stanno creando un mix che sta seminando il caos nel settore automobilistico, rendendolo più difficile e più difficile per le aziende far fronte alle interruzioni nelle loro operazioni quotidiane.