+Utilizzare i dati per affrontare l’emergenza Coronavirus, coinvolgendo anche le telco. La proposta arriva da Alessandro Morelli, deputato della Lega e presidente della Commissione Trasporti e Tlc della Camera.
“Big data contro il Coronavirus, subito tavolo con le Telco per perseguire le best practice Corea. L’Italia ha operatori solidi che si sono già messi a disposizione, università e start-up in grado di lavorare per contribuire a contenere i contagi attraverso lo studio dei dati – spiega Morelli – La battaglia, infatti, non è solo sanitaria, perché la gestione dei big data può contribuire a vincere la sfida come dimostra l’esperienza coreana. Siccome non stiamo parlando di una oppressiva dittatura comunista, ma di un Paese democratico, ritengo fondamentale seguirne l’esempio anche sotto il profilo della privacy del cittadino, ricordando che, vista la situazione, la stragrande maggioranza degli italiani aderirebbe ad una campagna di screening digitale anche volontariamente”.
“In momenti come questi ogni via deve essere tentata e quella digitale è un’autostrada a disposizione che oggi non è ancora stata percorsa- prosegie Morelli – Per questo siamo pronti a lanciare un tavolo con le grandi aziende del digitale che operano in Italia per contribuire alla lotta contro il virus mentre al governo tocca il compito di ‘importare’ e contestualizzare l’esperienza coreana”.
In Europa qualcosa si sta muovendo. I ricercatori dell’Università di Oxford stanno aiutando i governi europei, incluso il Regno Unito, ad esplorare la fattibilità dello sviluppo di un’app mobile per tracciare i malati da Coronavirus e i loro contatti più recenti.
Il modello Corea
Un grosso aiuto nella lotta al coronavirus in Corea è arrivato dai big data, con la diffusione di app che permettono di localizzare aree di maggiore contagio, “Corona 100m” che ha avuto un boom di download nei giorni di picco.
Questo tipo di app e un sistema centralizzato di videosorveglianza – tracing digitale – rende pubblici movimenti e transazioni dei cittadini affetti da coronavirus tramite tecnologia Gps e permette a chi non è malato di sapere se è stato in contatto con persone che hanno contratto la malattia.
In campo anche stazioni mobili per il test collegate da remoto con gli ospedali, visite nelle abitazioni, e punti di controllo in strada e agli automobilisti. La Corea del Sud è il Paese che ha fatto il maggiore numero di test rispetto al totale della popolazione, superando quota 240 mila in un mese e mezzo.
Il tempo impiegato per i test è di circa dieci minuti e riduce al minimo l’esposizione agli operatori sanitari e agli altri pazienti.