I CONTI

Trade war e Covid: Huawei accusa il colpo e rallenta la crescita

Nei primi nove mesi 2020 fatturato a 671,3 miliardi di yuan (100,7 miliardi di dollari), in crescita del 9,9% anno su anno, ma in forte calo rispetto al 24,4% registrato nel 2019

Pubblicato il 23 Ott 2020

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La crescita dei ricavi di Huawei à rallentata significativamente nei primi nove mesi del 2020. A comunicarlo è lo stesso colosso cinese delle telecomunicazioni, citando “un’intensa pressione” sui conti durante l’emergenza coronavirus e le difficoltà derivate dalle azioni intraprese dall’amministrazione Trump. Huawei ha dunque chiuso il periodo gennaio-settembre con un fatturato di 671,3 miliardi di yuan (100,7 miliardi di dollari), in aumento del 9,9% rispetto all’anno precedente, ma in forte calo rispetto al balzo del 24,4% registrato nello stesso periodo del 2019. Il margine di profitto è sceso all’8% dall’8,7% dell’anno scorso.

La compagnia, questa volta, non ha rilasciato la ripartizione dei ricavi per business. I ricavi del solo terzo trimestre sarebbero aumentati del 3,7% su base annua a 217,3 miliardi di yuan, secondo i calcoli di Reuters. All’inizio dell’anno, Huawei ha affermato che la sua attività relativa all’elettronica consumo, che include gli smartphone, è stata responsabile di quasi tutti i 12 miliardi in meno di entrate registrato nel 2019 rispetto a i propri obiettivi. “Mentre il mondo è alle prese con il Covid-19, la rete della fornitura globale di Huawei è stata sottoposta a forti pressioni e la sua produzione e le sue operazioni hanno visto crescenti difficoltà”, ha ammesso la società nella nota, assicurando “che avrebbe fatto del suo meglio per trovare soluzioni, sopravvivere e andare avanti, e adempiere ai propri obblighi nei confronti di clienti e fornitori”.

Le conseguenze del ban americano

A lungo andare, anche le sanzioni americane hanno cominciato a danneggiare sensibilmente il gruppo di Shenzhen, che da qualche mese è finito nella black list dell’export Usa per i timori espressi dall’amministrazione Trump sulla sicurezza nazionale: come noto, Huawei, che ha sempre rispedito le accuse al mittente, è stata tacciata di fornire al governo di Pechino dati ricavati dallo spionaggio delle reti installate nei Paesi dove operano le società Tlc clienti. A seguito del bando, Google ha tagliato i rapporti con Huawei, i cui smartphone non possono più utilizzare il software del sistema operativo mobile Android con licenza. Di conseguenza, le vendite all’estero hanno accusato il colpo, mentre quelle domestiche hanno avuto un’impennata. A inizio anno, poi, Washington ha imposto ulteriori sanzioni per colpire le forniture di semiconduttori dal suo principale fornitore, la taiwanese Tsmc, che da metà settembre ha smesso di prendere nuovi ordini. Una mossa che potrebbe paralizzare il business degli smartphone, in assenza di valide opzioni per aggirare l’ostacolo.

I problemi relativi alle forniture per la produzione di smartphone

All’inizio di quest’anno, infatti, l’amministratore delegato del Consumer Business Group Richard Yu ha affermato che le restrizioni statunitensi avrebbero implicato problemi per la produzione dei chip di fascia alta Kirin, che equipaggiano per esempio i nuovi smartphone Mate 40. Gli analisti prevedono che le scorte di chip si esauriranno il prossimo anno. “Huawei non avrà difficoltà a vendere la serie Mate 40, poiché la maggior parte della spedizione andrà in Cina”, ha commentato Mo Jia, ricercatore di Canalys. “Ma può produrre solo unità limitate alimentate dalla serie Kirin 9000, il che avrà un impatto sul numero di telefoni Mate 40 che può mettere in produzione”.

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