Più risorse per il Piano Transizione 4.0. Nel decreto Ristori, scrive il Sole 24 Ore, saranno stanziati altri 6,7 miliardi da prelevare dal deficit aggiuntivo pari a 32 miliardi.
La legge di Bilancio aveva previsto di utilizzare 23,8 miliardi del Recovery Fund in 5 anni per il piano del Mise, ma nel Pnrr ne erano previsti solo 15,7. Per questo motivo il ministero dello Sviluppo economico – il lavoro era stato iniziato dall’ex ministro Patuanelli e ora passato in eredità a Giorgetti – ha inserito la correzione nel Dl che passerà al vaglio del Consiglio dei ministri la prossima settimana.
La mossa è in linea con i desiderata della Ue che punta a finanziare, con le risorse europee, soprattutto i beni tecnologicamente avanzati. Le nuove regole saranno retroattive e riguarderanno anche gli investimenti fatti fino a novembre 2020.
Entrando in dettaglio, il credito di imposta per beni strumentali tradizioni al 10% sarà confermato fino al 2021 mentre per quelli avanzati al 50% anche nel 2022. Novità anche sul fronte software: per quelli 4.0 il credito sale dal 20% al 25% e per quelli tradizionali dal 10% al 15% e sarà confermato anche nel 2022.
La nuova Iva sull’e-commerce
Intanto prende forma la nuova Iva sull’e-commerce. Approda in esame preliminare al Cdm lo schema di Dlgs di recepimento di due direttive Ue relative a e-commerce e Iva che dovranno entrare in vigore da luglio 2021. Con le nuove norme si estende il meccanismo del One shop stop che consentirà ai fornitori di vendere in ogni Paese fatturando allo Stato di residenza. Le soglie attualmente previste verranno sostituite da una soglia unica di 10mila euro oltre la quale il fornitore dovrà fatturare con l’aliquota Iva del Paese di destinazione del bene ceduto. Inoltre viene riconosciuta la responsabilità del marketplace che verserà l’Iva al posto del fornitore stabilito extra Ue e la stessa incombenza la avrà nei confronti dei fornitori Ue ed extra Ue per le importazioni di beni oltre i 150 euro.