“Se avremo” dall’Ue “la flessibilità nell’utilizzo delle risorse del Pnrr“, una delle strade che il governo prenderà è “realizzare un significativo piano Transizione 5.0, per consentire alle imprese, attraverso un meccanismo di crediti fiscali, di accelerare sulla strada dell’innovazione facendo leva su tecnologia, sostenibilità digitale, formazione e strumentazione“. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, parlando alla presentazione del libro di Luigi Paganetto sul Pnrr.
Un piano già al vaglio del governo
Urso aveva già annunciato un piano Impresa 5.0 negli scorsi mesi. “Dobbiamo razionalizzare tutti gli incentivi alle imprese per far in modo che queste possano fare programmazione”, aveva detto il ministro, secondo cui “il sistema produttivo italiano è in grado di guardare al futuro dove sarà fondamentale la transizione digitale. “Sul fronte incentivi ci sarà un piano Impresa 5.0”, aveva per l’appunto promesso.
Secondo il ministro, alle aziende serve una riforma complessiva delle risorse a cui poter attingere per investire e crescere da un punto di vista innovativo. Bene, dunque, i benefici fiscali e l’indirizzo di questi verso le imprese a maggior impatti tecnologico (chip, aerospazio, alta tecnologia clean tech). Ma accanto a questi strumenti serve anche un Fondo sovrano europeo in grado di accelerare la doppia transizione, verde e digitale, che è la cornice entro la quale si dovrà sviluppare il paradigma Industria 5.0.
Cos’è il paradigma Industria 5.0
Quella 5.0 è una Collaborative Industry, ossia un modello di impresa caratterizzato dalla cooperazione uomo-macchina, con l’obiettivo di dare un valore aggiunto alla produzione creando prodotti personalizzati che rispettino le esigenze dei consumatori e anche l’ambiente.
Si tratta di un’evoluzione naturale dell’Industria 4.0 e si basa sullo sviluppo a ritmi serrati di tecnologie 4.0 sempre più potenti, in particolare nei settori dell’Ict, AI e robotica, che stanno portando alla realizzazione di Cyber Physical System e dispositivi IoT sempre più potenti.
Rispetto a Industria 4.0, l’industria 5.0 sarà però un modello di impresa caratterizzato dalla cooperazione tra macchine ed esseri umani, con il fine ultimo di dare un valore aggiunto alla produzione creando prodotti personalizzati che rispettino le esigenze dei consumatori.
Secondo la visione dell’Unione Europea, “Industria 5.0 è in grado di apportare benefici all’industria, ai lavoratori e alla società”, si legge nel paper della Commissione “Industry 5.0: verso una industria europea sostenibile, human centric e resiliente”. Definita dalla Commissione Europea un “completamento dell’industria 4.0”, Industria 5.0 sarà una rivoluzione culturale che ricolloca l’industria nella contemporaneità in cui agisce.
E l’Ocse incalza l’Italia sull’utilizzo dei fondi del Pnrr
Tutto questo mentre gli osservatori nazionali e internazionali incalzano il governo. L’Ocse rileva diffusi sui ritardi sulle spese dei piani del Pnrr e chiede all’esecutivo di sostituire “i progetti irrealizzabili” con altri progetti praticabili, rafforzando al tempo stesso l’efficienza della Pubblica amministrazione e la sua capacità di gestire le spese previste dal piano. Lo si legge nel capitolo dedicato all’Italia contenuto nell’ultimo Economic Outlook dell’organizzazione.
“Le spese sui fondi di NextGenerationEU sono ben indietro rispetto al previsto, con la spesa cumulata a fine 2022 circa il 50% al di sotto dei piani iniziali, che prevalentemente riflette ritardi sull’attuazione degli investimenti dei progetti di investimento pubblico”, afferma l’Ocse. “La priorità dovrebbe essere di rimpiazzare rapidamente i progetti irrealizzabili con piani realizzabili e rafforzare la capacità della Pubblica amministrazione di gestire efficientemente e attuare i progetti di spesa pubblica previsti dal Pnrr. È cruciale che questi progetti includano spese su infrastrutture per facilitare le transizioni digitali e verde, così come l’espansione degli asili nido per promuovere la partecipazione al mercato del lavoro delle donne in un contesto di rapida riduzione della popolazione in età lavorativa”.