Le imprese giovanili investiranno più delle altre nella transizione green e digitale. È quanto emerge dall’identikit delle imprese guidate da under 35 tracciato dal Centro studi Tagliacarne frutto di un’indagine condotta su un campione di 4.000 imprese manifatturiere e dei servizi con una forza lavoro tra i 5-499 addetti.
Gli investimenti in digital & green
Tra 2023 e il 2025, il 53% delle imprese giovanili investirà in green e il 48% in digitale (contro rispettivamente il 45% e il 41% delle over 35). E il 36% delle imprese under 35 ha in programma di investire contemporaneamente in digitale e green. Se le prospettive sulla carta sono dunque più che incoraggianti fra il dire e il fare però ci sono una serie di ostacoli.
Risorse economiche insufficienti e tassi di interesse elevati per l’accesso al credito i principali ostacoli rilevati nell’ambito dell’indagine. Le barriere economiche sono un problema per il 39% delle imprese giovanili che non intendono investire nella sostenibilità (contro il 31% delle non giovanili) e per il 45% che prevede di non fare investimenti 4.0 (contro 29% delle non giovanili).
Il Pnrr occasione ghiotta ma troppa burocrazia
Una boccata di ossigeno è però rappresentata dai fondi Pnrr: il 9% delle imprese giovanili si è già attivata sui progetti di supporto alle imprese legati al Piano e il 19% ha in programma di attivarsi. Tuttavia in questo caso, l’eccessiva burocrazia è per 7 imprese giovanili su 10 di gran lunga l’ostacolo maggiore.
La spinta all’export
Le imprese giovanili che esportano – nonostante la minore presenza sui mercati eteri – sembrano avere una marcia in più: per il 2023 il 44% prevede aumenti delle vendite all’estero contro il 33% delle non giovanili mentre per il 2024 incrementi sono stimati dal 42% del campione (contro il 31%). Nel complesso, evidenzia il report, per aumentare le vendite oltreconfine, le imprese giovanili contano di utilizzare principalmente strategie improntate sulla qualità dei prodotti (42%) e investimenti in comunicazione e branding (24%).
“La scelta imprenditoriale per i giovani è sempre più selettiva rispetto al passato e meno legata all’autoimpiego, come dimostra il calo di circa il 13% delle imprese under 35 registrato nell’ultimo decennio al netto dell’andamento demografico – commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro studi Tagliacarne -. Anche per questo l’imprenditoria giovanile si proietta con maggior fiducia sul mercato. Tuttavia, queste imprese scontano assetti meno strutturati, e questo spiega anche la loro minore presenza all’estero che deve, invece, essere sostenuta perché pure per gli imprenditori giovani l’internazionalizzazione è una leva strategica indispensabile per crescere”.