“Con noi sono state ascoltate le richieste di trasparenza di 60mila italiani”. Con questa parole i rappresentanti della rete Foia4Italy, commentano l’incontro presso il ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione. Sul tavolo le osservazioni di Foia4Italy sul testo dello schema di decreto sulla trasparenza approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri lo scorso 20 gennaio.
Al centro dell’incontro le osservazioni sollevate da Foia4Italy nel documento riassuntivo trasmesso al ministero alla fine della settimana scorsa (in allegato). In particolare il coordinamento con l’accesso agli atti già previsto dalla legge 241/90; le eccezioni, troppo generiche ed estensive; l’esigenza di rendere il procedimento per la richiesta il meno oneroso per l’utente, garantendo una risposta espressa da parte dell’amministrazione.
“Abbiamo apprezzato il metodo – dice Federico Anghelé di Riparte il Futuro – il governo ha deciso di ascoltare le richieste della società civile. Foia4Italy si sta rivelando uno strumento validissimo che, aggregando le principali realtà impegnate nella lotta alla corruzione e per il diritto alla trasparenza, coniuga la forza dell’opinione pubblica e le competenze degli esperti. Un’esperienza che non si ferma certo qui”. “Avere un vero Freedom of Information Act è un indispensabile per la lotta alla corruzione nel nostro Paese – ha sottolineato Susanna Ferro.
“Ci preoccupa molto la questione dei costi che le Amministrazioni possono richiedere per le richieste di accesso ad atti e documenti – aggiuge Ugo Bonelli (Sgi)- Abbiamo ribadito la necessità della gratuità per richieste di atti digitali e la definizione di un criterio standard per stabilire i costi delle richieste di documenti disponibili in formato cartaceo”.
“Ci aspettiamo che il governo continui a interpellare anche nelle fasi successive la società civile, così come ha fatto oggi con Foia4Italy, dimostrando di prendere in seria considerazione le istanze dei cittadini,” sottolinea Fernanda Faini (Circolo Giuristi Telematici).
Ecco le proposte di modifica e integrazione al decreto che ora passa al vaglio della Camere per i pareri (non vincolanti), della Conferenza Stato-Regioni e del Consiglio di Stato prima di tornare agli uffici legislativi del ministero e al Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.
Per gli esperti di Foia4Italy è necessario conservare l’obbligo per le amministrazioni di redigere e pubblicare il Programma Triennale per la trasparenza “sia per la sua indubbia valenza organizzativa per le amministrazioni, sia perché è opportuno che le amministrazioni continuino ad adottare un documento in cui promuovere la cultura dell’integrità ed il confronto con gli stakeholder” .
a) obblighi di pubblicazione delle amministrazioni:
– mantenere tutti gli obblighi di pubblicazione attualmente previsti dal decreto 33/2013, al fine di evitare una diminuzione e un indebolimento del livello di trasparenza assicurato dai dati contenuti nella sezione “Amministrazione Trasparente” dei siti delle singole PA;
– eliminazione della previsione relativa ai dati relativi ai pagamenti di ogni singola amministrazione, in quanto il portale Soldipubblici.gov.it è già funzionante ed aggiornato grazie alla pubblicazione della sola banca dati Siope.
b) nuovo accesso civico:
– abrogazione del Capo V della Legge n. 241/1990 o, in subordine, l’introduzione di disposizioni di coordinamento con l’accesso generalizzato;
– differenziare la disciplina del nuovo accesso “generalizzato” rispetto a quello civico disciplinato originariamente dal decreto 33/2013, al fine di evitare dubbi applicativi (es. in materia di controinteressati e costi);
– le richieste di accesso generalizzato non devono identificare “chiaramente” i dati/documenti richiesti (onere difficile da rispettare per chi non sia in qualche modo interessato dal procedimento amministrativo a cui si riferiscono);
– l’accesso ai documenti informatici sempre gratuito, fatto salvo il rimborso di eventuali costi eccezionali (che l’ente dovrà di volta in volta motivare adeguatamente);
– i rimedi giudiziari previsti devono essere veloci (rito abbreviato) e poco onerosi (esenzione contributo unificato);
-introduzione di un rimedio stragiudiziale in caso di accesso negato (es. ricorso ad Anac);
– introduzione di adeguate sanzioni in caso di accesso illegittimamente negato (come pure aveva richiesto il Parlamento con l’art. 7, comma 1, lett. h) della legge delega n. 124/2015);
– le pubbliche amministrazioni devono sempre esprimersi espressamente sulle istanze di accesso (senza potersi avvalere del silenziodiniego) ;
– forte riduzione delle eccezioni previste e una loro delimitazione maggiormente puntuale che consenta di avere eccezioni chiare e tassative: è indispensabile una riduzione delle eccezioni (sia per interessi pubblici sia per interessi privati) che riducono in modo rilevante l’ambito oggettivo di applicazione del “nuovo” accesso e lasciano eccessiva discrezionalità alle pubbliche amministrazioni, che dovranno compiere complessi bilanciamenti e, di conseguenza, vedranno aggravato il proprio lavoro; per esigenze di semplificazione, si propone di indicare nel responsabile della trasparenza il soggetto a cui indirizzare le richieste di accesso;
– inserire una clausola che consenta alle amministrazioni di elevare i livelli di tutela del cittadino prevedendo una disciplina del diritto di accesso più vantaggiosa per il cittadino.
In rappresentanza del governo e del Parlamento erano presenti il Digital Champion Riccardo Luna, Anna Ascani (deputata Pd) e i tecnici del dipartimento della Funzione Pubblica.