Il Consiglio di Stato ha espresso il proprio parere sullo schema di decreto trasparenza, primo dei cosiddetti decreti Madia, attuativi della legge n. 124 del 2015. Nel parere sottolinea in particolare l’importanza di una legge che considera la riforma della PA come un “tema unitario”, e la necessità di una “visione nuova” della pubblica amministrazione, che si occupi – con strumenti moderni e multidisciplinari – di crescita e sviluppo e non più solo di apparati e gestione. Una PA che sia informatizzata e trasparente, che consideri l’impatto “concreto” degli interventi sul comportamento dei cittadini, sulle imprese, sull’economia.
Il parere sottolinea – tra l’altro – che non basta una “buona legge” di riforma. Ha importanza cruciale una solida fase di implementazione, anche dopo l’approvazione dei decreti attuativi. E questo scopo vengono suggerite una serie di azioni. Tra questi, innanzitutto la creazione di una “cabina di regia” per l’attuazione pratica, che curi anche gli strumenti non normativi di intervento quali la formazione dei dipendenti incaricati dell’attuazione, la comunicazione istituzionale a cittadini e imprese sui loro nuovi diritti, l’adeguata informatizzazione dei procedimenti. E il coinvolgimento degli stakeholders sin dalla impostazione della fase attuativa (ciò anche con un nuovo metodo di svolgimento delle funzioni consultive del Consiglio di Stato, per esempio tramite audizioni).
Il Consiglio di Stato si sofferma poi sul valore particolare della trasparenza, descrivendo l’importanza del passaggio da un regime sinora fondato sull’accesso dei soggetti legittimati e sull’obbligo di pubblicazione a un regime nuovo di Freedom of information Act, che consente a chiunque (non più, quindi, a chi abbia una particolare situazione legittimante) la piena conoscenza degli atti amministrativi (cd. fulldisclosure), con il rinnovato istituto dell’ “accesso civico”.