Conti a gonfie vele per Alphabet, la capogruppo di Google: nel trimestre terminato il 30 giugno, il colosso di Internet ha messo a segno ricavi per 32,66 miliardi di dollari, in aumento del 26% dai 26,010 miliardi del secondo trimestre del 2017 e oltre le stime degli analisti, pari a 32,17 miliardi. L’utile risente della maxi-multa appena inflitta (e contro cui Google farà ricorso) dall’Antitrust Ue: l’utile netto scende a 3,195 miliardi di dollari. Escludendo la multa (che equivale a 5 miliardi di dollari), l’utile salirebbe a 8,26 miliardi contro 6,26 miliardi di un anno fa, e l’Eps sale a 11,75 dollari rispetto a 8,90.
Per Wall Street, però, l’impatto della stangata della Commissione europea è marginale: le azioni di Alphabet sono salite del 3,6% nelle contrattazioni after hours e l’analista Brian Wieser di Pivotal Research ha scritto che la sanzione dell’Ue pesa quanto una multa per divieto di sosta per un’azienda della logistica.
Non pesano nemmeno le spese che Google deve sostenere sia per il motore di ricerca che per la piattaforma video YouTube per adeguamento alle regole e controllo rafforzato sui contenuti generati dagli utenti: il fatturato trimestrale di Alphabet cresce da due anni di almeno il 20% anno su anno. “Il dominio di Google sul robusto mercato delle ads digitali non è mai stato in dubbio”, commenta l’analista Richard Kramer di Arete Research. Per James Cordwell di Atlantic Equities il risultato più impressionante della trimestrale di Alphabet è la diminuzione, per la prima volta in tre anni, del tasso di crescita dei costi del traffico pagati ai partner della pubblicità (traffic acquisition costs), saliti al 23% del ricavo totale da pubblicità contro il 22% dell’anno scorso. I margini di profitto sono in diminuzione perché una quota crescente di ads viene mostrata sui dispositivi mobili, dove Apple e altre aziende fanno pagare a Google delle tariffe per distribuire la Google search sui loro device e le loro app; tuttavia nel secondo trimestre Google è entrata nel secondo anno del suo accordo pluriennale con Apple che, secondo gli analisti, aiuta a contenere questi costi.
Nel lungo termine la sanzione della Commissione europea significa che Google dovrà probabilmente introdurre delle modifiche al software Android: i vendor di device venduti in Ue non potranno subire l’obbligo di installare anche il motore di ricerca di Google e il browser Chrome. Questo potrebbe ridurre gli introiti pubblicitari di Google; tuttavia, nota il New York Times, spetta a Google stessa individuare i “rimedi” (dovrà proporli entro metà ottobre, ha ingiunto l’Antitrust Ue) e sicuramente l’azienda troverà le modifiche per Android che meno impattano sui suoi ricavi.
Del fatturato totale di Alphabet, l’86% viene generato dall’attività di Google, pari a 32,512 miliardi di dollari nel secondo trimestre, oltre le stime degli analisti (32,17 miliardi) e in crescita dai 25,913 miliardi dello stesso periodo del 2017. Le revenues da pubblicità sono salite a 28,08 miliardi di dollari contro 22,67 miliardi un anno fa. Secondo le stime di eMarketer, Google si attende di controllare il 31% del mercato della pubblicità quest’anno, in leggero ribasso rispetto all’anno scorso quando aveva raggiunto il 31,7%. Alla voce “Google other revenues” – nella quale si trovano il cloud, i prodotti Nest, gli smartphone Pixel e il Play store – i ricavi sono saliti a 4,4 miliardi di dollari, il 36,5% in più.
A livello geografico, la regione Emea ha rappresentato il 26% del fatturato di Alphabet, gli Usa il 21%, l’Apac il 36% e Canada e America Latina il 31%. Il flusso di cassa operativo è aumentato del 37%, le spese di capitale sono raddoppiate a 5,4 miliardi di dollari, la liquidità è a 102 miliardi di dollari.