La Corte dei conti non ha più spazio per archiviare i documenti:
serve uno scaffale da 50 km, lungo quanto metà del Grande Raccordo
Anulare di Roma. E proprio in prossimità del Gra, secondo il bando
di gara, dovranno trovarsi i 14mila metri dell’immobile. Il bando
di gara esige che 10mila mq della superficie siano utilizzabili
come archivi “per uno sviluppo minimo di 50mila ml di
scaffalature, suddivisi in ambienti compartimentati in uno o più
piani o eventuale sviluppo superficie minore, che in ogni caso
garantisca i 50 mila ml”.
Sembrerebbe che la Corte sia decisa a creare l’ennesimo archivio
tradizionale con valanghe di carta e poca dematerializzazione. Una
scelta agli antipodi di quanto realizzato dallo Stato maggiore
della Difesa. Centinaia di migliaia di documenti, decine di
concorsi pubblici ogni anno, autorizzazioni, certificazioni e
autenticazioni sono gestiti in modo più veloce ed efficiente
all’interno del ministero della Difesa grazie alla
dematerializzazione, alla firma digitale e alla Pec. Attraverso la
gestione documentale digitale sono è più semplici la ricerca dei
file, nonché l’ingresso e uscita dalla sede centrale ed è
migliorata l’efficienza nei confronti della PA e del
cittadino.
Anche i concorsi vengono gestiti attraverso Internet o con sms,
risparmiando mediamente 7mila euro a concorso. Tutta la carta è
dematerializzata, firmata digitalmente e smistata elettronicamente.
Ah, dimenticavo. Per partecipare al bando della Corte dei Conti si
può usare la Pec ma anche la raccomandata o il plico consegnato a
mano. Con tutte le caserme dismesse, non ce n’è una a Roma per
la carta della Corte?