2 Giugno, festa per l’Italia e per la Capitale. Due amici, invece
di godersi la parata, vogliono essere guidati al Roseto comunale.
Hanno saputo che la stagione in ritardo fa sentire le 145 specie di
rosacee come fosse Maggio, testimoniandolo con pieno e fragrante
rigoglio. Per evitare i blocchi del traffico, causati dalla sfilata
a via dei Fori Imperiali, consulto il sito del Comune per conoscere
quali siano le strade chiuse al traffico. Sotto le sezione
“Assessorato alla mobilità” ho la certezza che il viale
Aventino non sia interdetto. Stampo l’elenco e lo porto via con
me.
Vado speditamente verso la meta, ringraziando i milioni di
smaliziati romani che hanno disertato le strade.
All’imbocco di viale Aventino due vigili, un lui e una lei, mi
bloccano, molto gentili e irremovibili: “Viale Aventino è
bloccato”. Faccio notare che non è fra le strade di cui è
annunciata la chiusura. Consultano il loro elenco e confermano il
veto. Mostro il mio elenco. Il sito del Comune di Roma – ribatto –
non annovera quella strada fra le interdette. Lui non ha
esitazioni: “Cosa c’entra il sito?”. Cerco di spiegargli che
www.comune.roma.it è il sito ufficiale del suo datore di lavoro,
quindi, è come se fosse l’Albo pretorio. Inutile; il concetto
gli è estraneo. Per lui, l’unica guida è il pezzo di carta
datogli da qualcuno in ufficio. Quanto compare sul computer non ha
alcun valore.
Non voglio imbarcarmi in una discussione. Percorro un’altra
strada e, in ritardo, raggiungo i miei amici accanto a una
splendida Bracteata, consolazione sufficiente a lenire il
dispiacere d’una PA che rimpiange il secolo precedente, diffida
del futuro e, nel presente, soffre e fa soffrire alquanto.