Nella sua corsa per la nomination repubblicana alla Casa Bianca Donald Trump non si ferma nemmeno davanti a Facebook, e lancia un attacco contro il cofondatore del social network, Mark Zuckerberg. Al centro della contesa c’è il tema sul quale Trump si è finora ritagliato, durante le primarie, il massimo della visibilità: l’immigrazione.
La “colpa” di Zuckerberg, secondo Trump, sarebbe quella di aver a più riprese chiesto in passato una riforma delle leggi Usa sull’immigrazione, definendola come uno dei serbatoi più importanti di manodopera per il settore hi tech. Una teoria contro la quale il candidato repubblicano si scaglia con forza, reclamando invece “Posti americani per lavoratori americani”.
Proprio Trump, tra l’altro, ha fatto del contrato ai flussi migratori verso gli Stati Uniti un cavallo di battaglia della propria campagna elettorale, durante la quale il miliardario sta progressivamente aumentando il proprio bacino di consensi.
La ricetta di Trump, presentata in un documento specifico sull’immigrazione, è di obbligare i datori di lavoro a pagare di più i dipendenti col visto H-1B, gli stranieri cioè direttamente chiamati dagli imprenditori per un incarico specifico, per scoraggiare le compagnie dall’assumerli. “Questo aumenterebbe il numero di neri, ispanici e donne assunti nella Silicon Valley – scrive Trump sul proprio piano per l’immigrazione – persone lasciate da parte dal programma H-1B”.
Tornando a Zuckerberg, a Donald Trump non è andato giù che l’uomo simbolo di Facebook abbia chiesto al Governo Usa di concedere più visti per l’assunzione di dipendenti stranieri negli Usa. Una campagna in cui il fondatore di Facebook sarebbe stato sostenuto dall’altro candidato alla nomination repubblicana, Marco Rubio, che Trump definisce “il senatore personale di Mark Zuckerberg“, accusandolo di voler portare avanti una legge “per triplicare i visti H-1B che decimerebbe le donne e le minoranze”.