Scontro aperto tra Twitter e la Turchia. Il social network è pronto a dare battaglia legale dopo la multa da 50mila dollari ricevuta dal governo di Ankara, che ha motivato la sanzione sostenendo che la compagnia non avrebbe rimosso alcuni contenuti “di propaganda terroristica”. Il termine ultimo per il pagamento è scaduto ieri e nessun bonifico è partito dalla società nata a San Francisco, che anzi ha presentato una querela sostenendo che la decisione della Turchia sia contraria alla legge.
Per il momento non è stata paventata dallo stato turco alcuna ipotesi di chiusura del microblog ed è probabile che Ankara eviti di arrivare ad una soluzione così drastica per evitare ulteriori grane. Ma in tanto il ministro delle Comunicazioni, Binali Yildirim, ha assicurato che la Turchia “prenderà qualsiasi misura necessaria” per sanzionare l’inadempienza della compagnia americana.
La censura sui social non è certo una novità per il paese turco, visto che già la Corte europea dei Diritti dell’uomo l’aveva condannato per aver bloccato la diffusione di alcuni video su Youtube ironici nei confronti di Ataturk, eroe nazionale in patria e fondatore della Repubblica, sostenendo l’esistenza di una matrice terroristica dei filmati.
Anche dopo i fatti di Charlie Hebdo erano stati censurati alcuni tweet satirici nei confronti di Maometto. Insomma, non è un mistero che il governo di Ankara tenga particolarmente al controllo dei mezzi online di comunicazione, ma stavolta Twitter è pronta ad affilare le armi.