Travel Appeal sarà l’unica startup italiana a partecipare al Travel Innovation Summit di Phocuswrigth Europe, che si terrà a Dublino tra il 10 e il 12 maggio, selezionata tra le 10 realtà più innovative a livello europeo nel settore del turismo. La società, partecipata da H-Farm, che si occupa di comunicazione digitale e big data analytics per il mondo del turismo, ha ideato “Destinations”, il primo strumento di analisi dei dati che raccoglie e studia tutte le informazioni sul territorio come strumenti per progettare strategie di crescita nel turismo. I dati analizzati provengono da alberghi, ristoranti, attrazioni, appartamenti, B&B, trasporti, musei e luoghi culturali, recensioni, conversazioni online, commenti e opinioni, tariffe e disponibilità, sentiment, meteo, traffico, flussi turistici. A parlarne con Corcom, a pochi giorni dal rilascio della versione gratuita di “Travel appeal” per monitorare e migliorare la web reputation di strutture ricettive e ristoranti, è Mirko Lalli, fondatore della società.
Lalli, che senso volete dare a questa vostra presenza a Dublino?
Il Travel Innovation summit è un evento che nasce negli Usa, ed è fondamentale per le aziende che vogliono presentare i propri prodotti a tutte le grandi del settore. E’ una manifestazione molto orientata sul business to business, molto arrosto e poco fumo, a cui partecipano i Cio delle aziende, gli investitori, i rappresentanti delle industrie più importanti in campo internazionale. Vogliamo presentare quello che stiamo facendo al mondo del turismo e far vedere su cosa stiamo lavorando.
Un’analisi attenta dei Big data può essere utili agli alberghi per capire la tipologia dei loro clienti e centrare due obiettivi: da una parte capire in cosa sono più disposti a spendere, dall’altra fare in modo che tornino in futuro. Travel appeal fornisce soluzioni per entrambi gli scopi?
Sì, ed è soltanto una parte della nostra attività. Di certo, se conosci chi sono i tuoi ospiti puoi tarare meglio l’offerta, sai già quanti soldi i clienti si possono permettere di spendere. Già soltanto sapere come si spostano e dove vanno i clienti che alloggiano in un hotel consente agli albergatori di aggiungere servizi alle proprie offerte andando incontro proprio alle richieste e alle aspettative degli utenti. Allo stesso modo sapere di cosa si lamentano o cosa non trovano all’altezza può consentire di trovare soluzioni in tempo reale per migliorare la customer experience: questo vuol dire migliorare la propria reputation e quindi rendersi più visibili online.
E rispetto alla concorrenza?
Ovviamente, se conosci chi sono e cosa fanno i tuoi concorrenti sul territorio hai armi strategiche che ti permettono di tarare meglio i prezzi, sfruttando i tuoi punti di forza e i loro punti di debolezza. Anche questo è possibile aggregando in tempo reale le informazioni pubbliche e le recensioni online.
Un altro aiuto fondamentale che può venire dai big data è quello di stabilire al meglio i prezzi delle camere, incrociando ad esempio i dati del meteo, quelli sul territorio e quelli della concorrenza. Siete attrezzati anche su questo versante?
E’ una delle nostre attività principali. Raccogliamo i dati dei competitor, i prezzi praticati delle compagnie aeree sulle varie destinazioni, gli eventi in programmazione sul territorio, tutto quello che può avere un impatto sulla determinazione delle tariffe, e li facciamo vedere agli albergatori. Che in questo modo avranno uno strumento in più, e saranno più consapevoli al momento di fare le loro scelte.
La vostra attività non si limita ai privati, ma anche a pubblico, ad esempio state lavorando con il ministero dei Beni e delle attività culturali per il monitoraggio della reputazione online dei musei. Che segnali arrivano da questo settore?
Con il ministro abbiamo pensato a uno strumento che ha lo stesso principio di quello che utilizziamo per gli hotel, ma con funzionalità studiate specificamente per i musei: l’idea è di monitorare tutti dati che riguardano queste strutture, e mettere disposizione dei singoli direttori e del ministero i dati relativi alla percezione. I musei, quindi il patrimonio artistico e archeologico dell’Italia, sono molto recensiti, ma finora i dati non erano mai stati analizzati e gestiti. Soltanto il Colosseo nell’ultimo anno ha avuto più di 8mila recensioni, ma nessuno aveva pensato a studiare le risposte. Credo che questa sia un’esperienza innovativa anche a livello mondiale.
Ha prodotto qualche cambiamento in termini di risultati?
Sì, abbiamo visto che il cambiamento c’è stato. Abbiamo iniziato il monitoraggio con l’insediamento dei nuovi direttori, che aveva portato con sé tante polemiche. E posso dire che nel giro di pochi mesi la percezione è notevolmente cambiata, con due risultati da mettere in risalto rispetto al resto: il museo archeologico nazionale dell’Umbria e il parco archeologico di Paestum.
Qual è l’identikit del vostro cliente?
Il mercato italiano è particolare, molto frammentato, ci sono tanti hotel piccoli indipendenti e pochissime catene. Vogliamo fornire, partendo da questo panorama, uno strumento facile da usare e con un costo sostenibile per tutti, anche per le attività più piccole, che permetta agli albergatori di gestirlo e avere le competenze per la comunicazione digitale. Oggi sempre più processi nel campo del turismo partono e finiscono sul digitale, questo è un campo in cui si gioca in modo sostanziale la competitività di tante piccole strutture nel nostro Paese.
Come vi muovete nel campo della privacy? Ci sono analisi per cui è necessario richiedere il consenso delle persone?
Non per il momento. Oggi utilizziamo soltanto dati pubblici online, che non hanno implicazioni particolari in termini di privacy. Per il futuro c’è il progetto di ampliare il campo con dati più precisi, ma siamo ancora a una fase preliminare di studio.
Avete intenzioni di espandere il vostro raggio d’azione fuori dall’Italia?
Abbiamo già clienti in Svizzera e a Londra. E proprio nel Regno Unito abbiamo intenzione di fare test di mercato più approfonditi.
Spesso le iniziative che funzionano nel campo del turismo online suscitano l’attenzione dei giganti del settore. Avete ricevuto manifestazioni d’interesse?
Sì, diverse, per partnership e investimenti sul nostro progetto. Quanto alle acquisizioni, per il momento non ha senso parlarne, perché siamo in fase di crescita e vogliamo dispiegare le nostre potenzialità. Siamo ancora troppo “piccoli” per poter prendere in considerazione opportunità del genere.